Ciclismo, Bugno: "Minacce inaccettabili a Groenewegen"

Il presidente dell'Associazione Internazionale Corridori si schiera con il ciclista olandese: "Quanto accaduto è inammissibile, indegno e indecoroso"
Ciclismo, Bugno: "Minacce inaccettabili a Groenewegen"© FOTO STEFANO SIROTTI-AG ALDO LIV

TORINO - Dopo l’incidente dello scorso anno al Giro di Polonia, provocato in volata da Dylan Groenewegen che poteva costare la vita, a Fabio Jakobsen, le polemiche non si fermano. Il corridore olandese è stato sanzionato con 7 mesi di stop fino a inizio maggio mentre Jakobsen è sulla via del recupero. Ma il fatto che ha sconvolto tutti è la notizia che Groenewegen nei giorni scorsi è stato vittima di minacce di morte. Gianni Bugno, presidente dell'Associazione Internazionale dei Corridori, si schiera a difesa del corridore olandese: "Ho letto le minacce ricevute da Dylan Groenewegen dopo l'incidente al Tour de Pologne e appreso dalla stampa che è stato posto sotto scorta dalla polizia che ha temuto il peggio per lui e i suoi cari. Quanto accaduto è inammissibile, indegno e indecoroso. Le parole e le azioni hanno un peso e quelle che sono state rivolte a questo ragazzo sono inaccettabili. Il dito va puntato contro le transenne pericolose che hanno determinato la gravità della caduta in cui a riportare le conseguenze più gravi è stato Fabio Jakobsen".

"Come movimento dobbiamo assicurare la sicurezza dei corridori"

"Dylan ha commesso un errore in corsa che ha pagato caro, anzi a oggi è l'unico ad aver pagato per quanto accaduto sul traguardo di Katowice. Detto questo, auspico che le polemiche appartengano ormai al passato e che scontata la pena inflittagli tutto il gruppo lo riaccoglierà con amicizia e comprensione". Per Bugno la sicurezza in gara dei corridori dovrà essere il tema principale che bisognerà affrontare nel prossimo futuro: "Il primo punto della nostra lista di richieste che auspichiamo vivamente diventino operative il prima possibile riguarda le barriere che devono essere omologate e certificate, devono costituire una protezione per gli atleti che presi dalla foga della competizione possono anche sbagliare, come purtroppo successo a Dylan il 5 agosto dell'anno scorso". Conclude Bugno: "Come movimento dobbiamo fare tutto quanto è possibile per assicurare la sicurezza delle manifestazioni e dei loro attori principali. È nostro dovere evitare il dolore fisico e morale che hanno vissuto e stanno vivendo Fabio, Dylan e tanti altri ciclisti e cicliste anche delle categorie minori".

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