Nibali all’addio: ciao Squalo, è finita un’era

Clamoroso e commovente tributo d’affetto ed emozione lungo tutto il percorso del Lombardia
Nibali all’addio: ciao Squalo, è finita un’era© LAPRESSE

Non lacrime ma sudore nell’ultima corsa di Vincenzo Nibali: il lutto si elabora a colpi di pedale e così diventa più semplice e naturale scendere di sella per concedersi il riposo di una vita in bicicletta. Gli occhi di Enzo sono asciutti dopo il traguardo, ma non è vero che non ci siano lacrime in questo Lombardia, perché a piangere sono tutti quelli che ne sentono già la mancanza. "Lungo la strada da Bergamo a Como ho visto alcuni ragazzini che piangevano al mio passaggio e mi è venuta voglia di fermarmi a consolarli" racconta il siciliano. Ultima danza o lungo addio: potete chiamarlo come volete, ma quello che resta è sempre e comunque un senso di vuoto.
Quanto mancherà Vincenzo Nibali? Limitare il quesito ai tifosi italiani è riduttivo perché, dalla Vuelta al Tour passando per il Giro, Nibali è stato un campione globale. Vincere le tre grandi corse a tappe è impresa riuscita solamente a 7 corridori nella storia del ciclismo e lo Squalo è uno di questi, unico italiano insieme con Felice Gimondi. Ci sono le leggende Anquetil, Merckx e Hinault. Gli ultimi a realizzare un’impresa del genere, per restare tra gli avversari di Nibali, sono stati Alberto Contador e Chris Froome, ma né lo spagnolo né il britannico hanno vinto in carriera una Classica Monumento, mentre il siciliano non solo si è preso due volte il Lombardia ma ha fatto anche quello che tutti ritenevano impossibile: ha trionfato da solo a braccia alzate alla Milano-Sanremo.
Forse non è un caso che a chiudere la carriera nel suo stesso giorno ci sia un fenomeno come Alejandro Valverde ma anche rispetto allo spagnolo - che pure ha indossato la maglia iridata a 38 anni - Nibali ha avuto qualcosa in più, se non altro perché in carriera non ha mai dovuto fare i conti con l’antidoping.

Vincenzo Nibali, un campione straordinario

Anche tra i grandi è difficile trovare un campione come Vincenzo Nibali, impastato di orgoglio e umiltà. Lo Squalo è quello che, indispettito dall’inerzia in salita di Primoz Roglic al Giro d’Italia 2019, si rivolge verso lo sloveno e gli dice: "se vuoi ti invito a casa mia, così vedi la bacheca dei trofei". Guai a provocare Nibali, lo Squalo non dimentica e non perdona. Enzo però è anche quello che va sempre a trovare chi l’ha cresciuto in Toscana, a Mastromarco, e che se si trova di fronte un giovane ciclista alle prese con la messa a punto della bicicletta, si fa allungare cacciavite e brugola per dare una mano. Un re del ciclismo che non si fa problemi a vestire i panni del meccanico. Nei suoi 17 anni tra i professionisti Nibali non ha mai condotto una vita di eccessi e il più grande sfizio se l’è tolto solo dopo la vittoria alla Sanremo, regalandosi la tanto agognata Porsche GT3 RS. Ora che non dovrà più macinare chilometri in bici, potrà dare sfogo alla sua passione per i motori concedendosi qualche giro in più in pista. La bicicletta la lascerà a quelli che avranno l’ingrato compito di provare a rimpiazzarlo nel cuore dei tifosi, impresa particolarmente dura per i giovani italiani: i talenti non mancano ma, se nelle corse di un giorno crescono ragazzi come Jonathan Milan, nei grandi giri bisognerà aspettare un bel po’ per farsi largo nell’era dei Pogacar e degli Evenepoel. Non resta che consolarsi e brindare pensando all’8 ottobre 2022, una sorta di passaggio di testimone tra Nibali e Filippo Ganna, che col suo record dà nuovo slancio ai sogni del nostro ciclismo. Dalle maglie rosa, gialle e rossa che hanno fatto la storia ai materiali presi dall’ingegneria aerospaziale per spingersi nel futuro. Il ciclismo è questo: tradizione, innovazione e grazie a campioni simili, emozione.

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