Il dolore immenso della moglie di Rebellin: "Me l'hanno fatto a pezzi già prima di ucciderlo"

Françoise Antonini, lo sfogo del cuore dopo la tragica scomparsa del marito, travolto e ucciso il 30 novembre da un camionista tedesco mentre pedalava nel Vicentino: "Tutto è stato ingiusto, a cominciare dalla vicenda doping per la quale è stato assolto dopo sette anni passati in tribunale", ma la medaglia d'argento vinta ai Giochi di Pechino non gli è stata restituita.
Il dolore immenso della moglie di Rebellin: "Me l'hanno fatto a pezzi già prima di ucciderlo"© EPA

Nelle ore immediatamente successive alla tragedia del 30 novembre scorso, quando Davide Rebellin, 51 anni, mentre pedalava sulla Strada Regionale 11 a Montebello Vicentinio era stato travolto e ucciso da un camionista tedesco, sua moglie Françoise Antonini, aveva scritto uno straziante post d'addio: «Il mio Angelo, il mio grande Amore… Immaginare la mia vita senza di te mi strazia… l’orrore di ciò che hai passato mi strazia… Andare avanti sapendo che non ci toccheremo mai più, non ci parleremo mai più, non ci sveglieremo mai più l’uno nelle braccia dell’altro mi fa a pezzi…».

La rabbia della signora Rebellin

«Non fare le barrette energetiche che ti piacevano tanto mi sta distruggendo… I nostri bei progetti  di coppia, che stavano finalmente prendendo forma ora che la tua impegnativa carriera era finita, e che non si realizzeranno mai, mi sta facendo a pezzi… Non poterti vedere e toccare per l’ultima volta perché te ne sei andato in modo così orribile, mi sta facendo a pezzi… Mi mette al tappeto… Sto cercando di riprendere fiato, ma come posso respirare senza di te al mio fianco? Ti supplico, avvolgimi nella tua luce, così bella, così dolce, così gentile, così amorevole, così solare… Dammi la forza di rialzarmi, e soprattutto riposa in pace, questa pace che meriti così tanto. Ti terrò sempre nel mio cuore e in tutto il mio essere, per l’eternità». Ora, la signora Rebellin ha confidato tutta la sua pena, tutta la sua rabbia nell'intervista rilasciata al settimanale Oggi, raccontando le sofferenze e il travaglio del marito nei suoi ultimi dieci anni di vita, sette dei quali passati in tribunale per dfen darsi dall'ingiusta accusa di doping, per la quale, alla fine è stato assolto, ma la medaglia d'argento vinta ai Giochi di Pechino non gli è mai stata restituita.

"Rebellin lo hanno fatto a pezzi prima di ucciderlo"

«Davide me l’hanno fatto a pezzi dentro, prima di ucciderlo. Da quando l’ho conosciuto, ci sono sempre stati problemi, cause, avvocati. Tutto era ingiusto, e sottolineo ingiusto. Tutto questo accanimento è stato troppo. Davide non si arrabbiava mai, non alzava la voce, si teneva tutto dentro, non diceva niente anche per proteggermi. Solo una volta l’ho visto con le lacrime agli occhi, ma poi ha avuto la reazione di sempre, è partito e se ne è andato a pedalare… Si allenava tutti i giorni, a parte Natale, che era dedicato a noi. Ma per il resto dell’anno pedalava tutta la giornata. Sei, sette ore e anche di più, e poi la palestra. “Più si va avanti con l’età e più bisogna allenarsi”, mi diceva. In dieci anni non abbiamo mai fatto un weekend o una vacanza insieme, la bici era la sua vita… Pedalava anche di notte. Nel letto lo sentivo a volte che si agitava e ansimava nel sonno. Poi al risveglio mi raccontava che aveva sognato di vincere di nuovo le classiche corse del Belgio. Era un sogno ricorrente. Era andato nel Veneto a incontrare i suoi avvocati, perché aveva perso il ricorso nella causa con l’Agenzia delle Entrate. Me l’aveva nascosto. Nel 2015 aveva vinto il primo grado e pensavamo fosse finita, ma non era così. “Vedrai ci vorrà del tempo, ma vinceremo, abbiamo le prove”, mi ripeteva. Aveva portato i testimoni, tutti vedevano che viveva a Montecarlo, non riusciva a capire perché avesse perso. La mattina in cui è stato investito, era andato in banca perché non aveva più soldi sul conto e aveva bisogno di un prestito. Mio marito è stato trattato ingiustamente fino alla fine, e anche la sua morte è stata orribile e ingiusta».

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