Ciclismo: “Più pericolo che in Formula 1 e in MotoGP”

L’ex corridore Modolo e la Roubaix: “È impossibile correre in totale sicurezza, l’evoluzione tecnologica porta tutti a prendersi più rischi”
Ciclismo: “Più pericolo che in Formula 1 e in MotoGP”© ANSA

La strada per l'Inferno del Nord è lastricata di incidenti e di domande. La Parigi-Roubaix di domani fa i conti con l'attenzione globale rivolta alla sicurezza sulle due ruote, proprio mentre il gruppo si spacca sulla tanto chiacchierata chicane all'ingresso della Foresta di Arenberg. Sacha Modolo, dopo 47 vittorie tra i pro, ha lasciato il gruppo alla fine del 2022, ma resta un attento osservatore di cosa succede tra i suoi ex colleghi, a partire da quel Mathieu Van der Poel con cui ha condiviso gli anni in Alpecin-Deceuninck insieme a Jasper Philipsen e Tim Merlier, tutti al via domani.  

Modolo, che idea si è fatto dell'incidente al Giro dei Paesi Baschi? 
«Sono un po' drastico sul tema: il ciclismo oggi è più pericoloso di MotoGp e F1. È impossibile correre in totale sicurezza, l'evoluzione tecnologica del mezzo porta gli atleti a spingere i propri limiti. Oggi si prendono più rischi: farlo a velocità maggiore porta a conseguenze pericolose».  

Da dove partire per un ciclismo più sicuro? 
«La sicurezza è un'arma a doppio taglio. Più rendi “sicuro” il ciclista, più sarà portato a prendersi rischi, a spingersi oltre per cercare un vantaggio. Purtroppo o per fortuna il rischio è un fattore decisivo per chi va in bici».  

Ora la Parigi-Roubaix. E la chicane? 
«Per me una cavolata. O meglio, non lo è a livello tecnico anche se cambia tutto. Prendere la Foresta di Arenberg a 60 km/h è una cosa, arrivarci a 35 km/h un'altra. Dal punto di vista della sicurezza, parlo con cognizione di causa perché ad Arenberg mi sono rotto due costole nel 2014: i pericoli non saranno eliminati, ma solo anticipati di qualche centinaio di metri prima dell'imbocco della chicane. Tutti vorranno prenderla in testa, ma solo 10-15 ci riusciranno».  

Gli occhi di tutti saranno ancora puntati sull'Alpecin-Deceuninck, con Philipsen e Van der Poel – i due vincitori delle Monumento di quest'anno - al via. 
«Due fenomeni. Con Philipsen ho corso anche all'Uae Emirates e ho pensato subito che fosse qualcosa di più di un semplice velocista, la Sanremo lo dimostra. Sono loro due a far la differenza per la squadra: sanno di avere due campioni e li sfruttano al massimo. È un team al top per staff e professionalità. Su Philipsen sento spesso voci di mercato, ma se dovessi dargli un consiglio gli direi di non lasciare mai la sua squadra».  

Van der Poel è di nuovo il favorito numero uno? 
«Sì, è sempre lui. Avendoci corso insieme so di che pasta è fatto, ma devo dire che domenica scorsa al Fiandre ha stupito anche me. Un conto è andar forte, un altro è farsi 40 chilometri di Giro delle Fiandre in testa in solitaria. Un numero vero».  

C'è il rischio che si corrano contro? 
«Sono due amici, non credo si faranno “bastardate”. Certo, la Roubaix è una gara che pianifichi male per via delle insidie che riserva. Credo correranno pensando ognuno alla propria corsa, poi nel finale tireranno le somme insieme. Fino a quel momento, però, è giusto che la squadra lasci entrambi liberi di giocarsi le proprie carte». 

E gli italiani? 
«Credo in Milan, soprattutto perché ha il fisico adatto alla Roubaix. E poi c'è Mozzato: mi piace tantissimo, non lo vedi ma c'è sempre. Infine Bettiol, magari non è al top ma è sempre una mina vagante. Tanti dicono che gli italiani non sono presenti ad alti livelli, ma Sanremo e Fiandre hanno dimostrato che ci siamo anche noi». 

Oggi la Parigi-Roubaix manda in scena la sua quarte edizione femminile: 148 km, 17 settori di pavè. Senza Elisa Longo Borghini, le azzurre da tener d’occhio sono Balsamo, Consonni e Paternoster, senza dimenticare Ragusa (2ª un anno fa), Confalonieri e Barbieri. Oltre ad Alison Jacksonal via Vos, Kopecky, Wiebes, Kool e Van Dijk. Su Eurosport2 dalle 15, su Rai2 e Raiplay dalle 15.55.

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