Quando la prima fuga del Mondiale, solitamente esotica in attesa dei fuochi d'artificio, annovera un campione del mondo (a crono, il norvegese Foss), un secondo classificato alla Roubaix (lo svizzero Dillier) e un vincitore di tappa al Tour (il tedesco Geschke) capisci che in pentola bolle qualcosa di gustoso. Pure le prime cadute registravano un elevato grado di nobiltà: finito a terra con Bilbao e Almeida, la giornata di un due volte iridato come Julian Alaphilippe è durata una manciata di chilometri. E quando a metà gara un altro gruppetto di qualità con Vine, Williams, Tratnik, De Plus, Lipowitz e l'azzurro Cattaneo raggiunge la testa della corsa ecco che parte lui, Tadej Pogacar. Un uomo in missione. Scatta in faccia al gruppo quando mancano cento chilometri dal traguardo. Una pazzia, una follia per i canoni del ciclismo a cui eravamo abituati prima del suo sbarco in gruppo.
La danza solitaria di Pogacar
Riprende la vetta della corsa, atteso dal compagno Tratnik. Dietro, Belgio e Paesi Bassi si mettono in testa al gruppo per i loro Remco Evenepoel e Mathieu Van der Poel. Pogacar scalpita, contrattacca e sfalda il gruppo di testa. Gli resta in scia Sivakov, suo compagno in Uae Emirates. Il vantaggio sul gruppo resta stabile intorno ai 40 secondi, generando panico nella testa e nelle gambe degli altri big. Remco e Mathieu si scattano in faccia senza soluzione di continuità durante il terz'ultimo giro, assottigliando sempre più il plotone degli inseguitori e spendendo energie fisiche e mentali. Ci provano Onley, Healy e Skujins e mentre Evenepoel litiga con chiunque gli si metta a ruota, Pogacar saluta Sivakov e a due giri esatti dalla fine inizia la sua danza solitaria di oltre 50 km.
Pogacar da record e lo 'scomodo' paragone con Merckx
A più di due ore da quell'attacco tanto potente quanto coraggioso, Pogacar taglia il traguardo felice come non mai in un tripudio di bandiere e di colori. Li ritrova sulla sua nuova maglia poco dopo, non prima di aver consumato di baci la sua Urska Zygart. «La corsa si è accesa velocemente – ha spiegato a caldo -, la fuga a un certo punto si è fatta pericolosa e sono andato all'attacco. Forse un attacco stupido, non programmato. Per fortuna avevo Tratnik con me! Da quel momento non ho più mollato». Solo Eddy Merckx (nel 1974) e Stephen Roche (nel 1987) erano riusciti a conquistare la tripla corona – o meglio, tripla maglia – trionfando al Giro, al Tour e al Mondiale nello stesso anno solare. Pogacar solitamente sbuffa e sorride nervosamente quando gli fanno il nome di Merckx, rimandando gentilmente al mittente un paragone tanto lusinghiero quanto scomodo. Adesso dovrà armarsi di un bel po' di pazienza perché con l'ennesima impresa della carriera lo sloveno ha dimostrato che non c'è nessun azzardo nel volerlo accostare al più forte di sempre. Il suo 2024 – con tanta Italia ancora in programma tra Giro dell'Emilia, Tre Valli Varesine e l'amato Lombardia – lo eleva oltre la propria singola disciplina, posizionandolo definitivamente nell'Olimpo degli sportivi più grandi di sempre.
Il podio e l'Italia in gara
Tornando alle due ruote, è il Mondiale di Vittorio Adorni nel 1968 la cosa più vicina al trionfo elvetico di Tadej: a Imola l'indimenticabile azzurro partì a 90 chilometri dal traguardo, rifilando quasi 10 minuti sul secondo classificato. Stavolta O'Connor (secondo alla Vuelta e ora al Mondiale) arriva a 34 secondi, Van der Poel completa il podio vincendo lo sprint a 58” da Pogi. «Volevo tantissimo questa vittoria – la gioia dell'iridato -. Quest’anno tutto è andato liscio e dopo una stagione perfetta sono riuscito a conquistare anche questo obiettivo. Sono orgoglioso». L'Italia di Bennati si ferma al 25° posto finale di Giulio Ciccone, il miglior azzurro sul traguardo. Poca anche la presenza in corsa: Cattaneo in fuga, Bagioli sulla scia di Pogacar per qualche centinaio di metri, Ciccone all'attacco nel gruppetto degli inseguitori a 70 chilometri dal traguardo.
ORDINE D'ARRIVO , Winterthur-Zurigo (273,9 km) - 1. Pogacar (Slo) in 6h27'30” (media di 42,41 km/h); 2. O'Connor (Aus) a 34”; 3. Van der Poel (Ned) a 58”; 4. Skujins (Let) st; 5. Evenepoel (Bel) st; 25. Ciccone a 6'36”