Tour de France, due fenomeni e un intruso

Lotta serrata fra Emirates e Jumbo-Visma. Pogacar e Vingegaard fanno scintille: lo sloveno conquista un altro abbuono, ma vince Lafay
Tour de France, due fenomeni e un intruso© EPA

Ci siamo lasciati sul Monte Lussari, in una giornata di follia che non era riuscita a spazzar via del tutto settimane di discussioni intorno a un Giro dove squadre e aspiranti re di Roma facevano a gara a perdere la maglia rosa per poter gestire con maggior tranquillità la corsa. Ritrovarsi a San Sebastian, perla verde e blu oceano dei Paesi Baschi, in un Tour dove Uae Emirates e Jumbo-Visma mettono a ferro e fuoco il gruppo per i secondi d'abbuono su un Gpm di seconda categoria dopo poco più di 8 ore di corsa è un vero e proprio cambio di paradigma. Questione di clima, certo. Questione di livelli, soprattutto. Quelli che Victor Lafay prova a scalare grazie a una vittoria di prestigio arrivata attraverso un attacco sferrato proprio sotto la fi amma rossa, quando tutti attendevano il morso di Wout Van Aert. Lafay non ha ancora un contratto per il 2024 ma ha scelto la vetrina appropriata per ricordare a tutti che basta l'off erta giusta e una penna per dare ancora dimostrazione della propria classe. Nato a Lione 27 anni fa, Lafay è dal 2017 in Cofidis (a cui un successo al Tour mancava dal 2008) e due anni fa iniziò a far parlare di sé vincendo la tappa di Guardia Sanframondi al Giro d'Italia: essere rimasto a ruota di Pogacar e Vingegaard sulla Cote di Pike nella prima frazione era il segnale chiaro che per l'agognata vittoria al Tour – la quarta assoluta in carriera – c'era solo da attendere.

Tour de France, Pogacar ha 11'' su Vingegaard

Prosegue, invece, l'attesa di Van Aert a cui non è bastato chiudere in prima persona ogni attacco negli ultimi chilometri: nel pugno scagliato contro il cielo dopo il traguardo c'è tutta la sua frustrazione, confermata anche dal silenzio stampa nel post tappa. Questioni di livelli, dicevamo. Quello di Pogacar e Vingegaard dimostra di essere difficilmente raggiungibile da qualunque altro atleta in gruppo in questo Tour de France. I due, ancora una volta, hanno fatto il vuoto quando c'era l'odore di abbuono. Sullo Jaizkibel la sparata di Majka per capitan Tadej è come il gong sul ring in un incontro tra pugili: lo scatto di Simon Yates viene replicato da Vingegaard, prima chiuso (e quasi sfi orato) e infine saltato con apparente semplicità dallo sloveno che gli rosicchia altri 3 secondi. E non è finita qua: nello sprint a livello del mare di San Sebastian, Pogacar chiude terzo la frazione e si prende altri 4 secondi bonus. Adesso, alle spalle del compagno di squadra Adam Yates sempre in giallo, Pogacar è secondo con 11 secondi di vantaggio su Vingegaard sesto in generale. Un piccolo tesoretto, sulla scia di quello che lo sloveno racimolò nella prima settimana abbondante di Tour nel 2022 ma che poi si rivelò inutile per la conquista della maglia gialla: capire come e se sarà gestito diversamente rispetto a dodici mesi fa è un altro motivo d'interesse verso la corsa e i suoi protagonisti. «Non abbiamo vinto ma resta una buona giornata per noi - il commento di Pogacar -. I prossimi due giorni potremo respirare un attimo. L'attacco per l'abbuono? Dovevamo essere in testa per difendere la maglia gialla e come sempre, quando si presenta l’occasione, abbiamo voluto provare a guadagnare qualcosa». Clima opposto in casa Jumbo-Visma: la mancata collaborazione di Vingegaard per Van Aert nel finale ripropone l’interrogativo sulle priorità in casa giallonera. «Con il senno di poi Jonas avrebbe potuto fare qualcosa di più» lo spillo del ds Frans Maassen. Oggi il Tour entra in una Francia scossa dalle violenze interne a cui spera di regalare un sorriso: si parte da Amorebieta per salutare i Paesi Baschi e si arriva a Bayonne dopo 193 km. E’ la prima vera occasione per i velocisti.

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