Pogacar, dove nacque il campione: Tour de France, tappa a Laruns

La corsa affronta le prime salite impegnative e ci si aspetta che si accenda la lotta tra i big. Tre anni fa la prima vittoria di Tadej alla Grande Boucle
Pogacar, dove nacque il campione: Tour de France, tappa a Laruns© EPA

Da Laruns a Laruns, 1.032 giorni e 46 vittorie dopo. Nella cittadina ai piedi dei Pirenei, quasi tre anni fa, Tadej Pogacar si aggiudicava la sua prima tappa in carriera al Tour de France. All'epoca il confine tra giovane di belle speranze e autentico campione era sbilanciato a vantaggio della prima traiettoria di carriera, ma nel giro di un paio di settimane lo sloveno in prima persona avrebbe provveduto a spostarlo di peso verso l'altra grazie all'impresa contro il tempo a La Planche des Belles Filles.

Dopo qualche caduta di troppo (Jakobsen il nome più in vista, Guarnieri tra i più acciaccati) nel caotico circuito conclusivo di Nogaro e la seconda vittoria consecutiva allo sprint targata Jasper Philipsen - nuovamente lanciato ad arte da Van der Poel fino alla stoccata decisiva su Ewan e Bauhaus - la Grande Boucle alza lo sguardo verso i Pirenei ed inizia ad assaggiare le prime portate di quel menù ricchissimo che risponde alla voce “salite” di questa edizione della corsa.

Tour de France, Pogacar e la vittoria del 2020

Il profilo altimetrico della frazione vinta da Pogacar nell'inconsueto Tour 2020 corso a settembre causa Covid e quella in programma quest'oggi è praticamente identico: 162,7 km oggi contro i 153 di allora, primi 50 km pianeggianti e poi salita verso il Col du Soudet (quest'anno aff rontato da un versante più impegnativo per il primo Gpm hors categorie del Tour), discesa e infine trampolino per il Col de Marie Blanque, salita di poco meno di 8 km a percentuali davvero esigenti (gli ultimi 4,8 km hanno pendenza media del 10,5%), posto a circa 20 km dal traguardo di Laruns. Uno scenario potenzialmente adatto al primo scontro vero e proprio tra gli uomini di classifi ca in questo Tour de France. Tre anni fa, Pogacar si impose in uno sprint ristretto battendo Roglic, Hirschi, Bernal e Landa. Oggi, magari, tenterà un nuovo assalto alla carovana giallonera della Jumbo-Visma di capitan Jonas Vingegaard, attraversata da tumulti interni e da una vittoria che ancora manca: ieri Van Aert ha letteralmente perso il suo treno verso il traguardo, chiudendo al nono posto di giornata e rimandando ancora la prima aff ermazione in quest'edizione della Grande Boucle nonostante una presenza pressoché costante in top10 e dintorni (undicesimo a Bilbao il primo giorno) in queste prime quattro frazioni.

Tour de France, Pogacar e un nuovo piano di gestione

La corsa agli abbuoni di queste prime giornate per Pogacar ha ricalcato il copione di un anno fa, quando nella prima settimana il Tour sembrava già chiuso: la lezione subìta allora sulla strada di Parigi lascia presupporre un nuovo piano di gestione e d’attacco da parte dello sloveno e della sua Uae Emirates. Salite lunghe come quella di oggi - e domani - sulla carta favoriscono Vingegaard, abile a colpire un anno fa con la giusta tattica nel territorio a lui più favorevole. «Siamo riusciti a tenere Jonas al sicuro - il bilancio del ds della Jumbo-Visma Niermann -. Siamo pronti per la battaglia che si infi ammerà sicuramente nei prossimi due giorni». E se quest’oggi non dovessimo avere una prima risposta ai dubbi sulla direzione di questo Tour, la frazione di domani con Aspin, Tourmalet e primo arrivo in salita a Cauterets- Cambasque potrebbe soddisfare la curiosità di molti. Inoltre c’è il ruolo da terzo incomodo da assegnare uffi cialmente: oltre al leader della generale Adam Yates - che proprio nella sopracitata tappa di Laruns 2020 perse la maglia gialla a favore di Primoz Roglic –, il fratello Simon, il danese Skjelmose e l’australiano Hindley sono gli atleti ad aver fornito le migliori risposte nei momenti più caldi di corsa.

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