Alessandro Miressi: so cosa devo fare

Miressi tra il 7colli e le Olimpiadi di Tokyo: "sto benissimo e ho fiducia, posso ancora migliorare"
Alessandro Miressi: so cosa devo fare© LAPRESSE

In attesa di monitorare le vere condizioni di Gregorio Paltrinieri, tastare il polso alla forma di Gabriele Detti, ammirare il definitivo salto di qualità di Niccolò Martinenghi, scoprire definitivamente il potenziale di Thomas Ceccon, alzare l'asticella delle quotazioni per Federico Burdisso e Alberto Razzetti (occasione d'oro per entrambi, a Tokyo, tra 200 farfalla e 400 misti), l'Italia maschile del nuoto si aggrappa idealmente a un gigante buono che sembra aver compiuto il definitivo salto di qualità per sognare quella medaglia a cinque cerchi nello sprint rimasta tabù sia nei 50 sl (gara introdotta da Seul '88, Vismara fu 4° a Sydney 2000) sia nei 100 sl (Magnini 5° ad Atene 2004).

Alessandro Miressi è terzo nelle graduatorie mondiali con 47"45, ha ancora due-tre dettagli da sistemare al meglio, tra virata e ritorno, ma ha trovato costanza, certezze (il passaggio ai 50 metri) e, soprattutto, enorme fiducia.

Proprio nel momento giusto. Alessandro, come si sente alla vigilia del 7Colli?

«Per fortuna, posso dirvi che sto benissimo. Meglio non aggiungere altro». La tre giorni di Roma è...? «Una prova di passaggio, mi sto preparando per le Olimpiadi. Vado nella capitale per avere ancora qualche riscontro positivo sulla nuotata, per poi rifinire la preparazione in vista di Tokyo 2020. Tra l'altro ho visto le start list, ci saranno i ragazzi brasiliani che conosco già, ottimi sprinter, prevedo con loro un buon confronto prima dei Giochi».

Sa che storicamente gli italiani bravi al 7Colli poi risultano i migliori nella grande manifestazione successiva?

«E allora mi toccherà tirare anche a Roma! Scherzi a parte, in generale non si sa mai cosa può succedere in questa fase della preparazione. Potrebbero esserci anche grandi tempi, come no».

Torniamo agli Europei di Budapest 2021: ha ritoccato tre volte il primato italiano già suo, dando una sensazione ottima, in acqua. Come ha fatto?

«Non me l'aspettavo, sono sincero. Io volevo solo il tempo per i Giochi, attorno a 48"20. Certo, in realtà ambivo a... distruggerlo quel crono, perché da troppo tempo non ce la facevo ed ero un po' arrabbiato con me stesso. Ciò detto, non mi aspettavo di fare così bene e di migliorarmi tanto. Ma già quando ho fatto la staffetta al mattino mi sono sentito subito benissimo in acqua, leggero, in fiducia. Solitamente in queste situazioni io vado in crescendo, così è stato».

Può migliorare ancora?

«Penso che si possa limare qualcosina, sicuramente. Per dirne una: ci fossero stati i 105 metri, a Budapest, avrei vinto io, stavo risalendo. Ormai è andata così, ma posso migliorare nel ritorno. Sempre in Ungheria, verso la fine ho sbracciato un po', perdendo la mia ampiezza di bracciata, facendo attrito sull'acqua e rallentando un minimo. Si può fare un progresso anche in virata, a Budapest ho dato una spinta normale, non lenta, ma nemmeno troppo forte».

E il passaggio?

«Non mi aspettavo di passare a 22"7 come agli Europei, l'idea era arrivare a 23" netti ai primi 50, per poi tirare forte fino in fondo. Ecco, penso che ormai 22"7 sia il mio passaggio ideale anche perché lì mi è venuto molto facile, stando ampio con la bracciata; non ho fatto fatica e ne avevo di più, al ritorno».

Avversari?

«Ai Trials ho visto Dressel e Chalmers e a questo punto dico che me la posso giocare con loro. Un po' di fiducia in me stesso ora ce l'ho,so cosa devo fare, mentre fino all'anno scorso pensavo che quei tempi fossero irraggiungibili. Adesso sono lì, tra i più forti, devo competere e divertirmi».

Per molti la semifinale a Tokyo sarà più difficile dell'ultimo atto...

«Può capitare, sì. A volte si fanno i tempi migliori in semifinale. Dalle esperienze che ho fatto a livello internazionale, posso dire che ho visto molti talenti tirare alla morte in quel frangente, poi vincere lo stesso in finale, ma con un tempo di qualche centesimo o decimo superiore. La semifinale sarà una parte molto difficile, in Giappone, ma in realtà si tirerà già dalle batterie: bisogna stare sempre sul pezzo e cercare di dare il meglio».

Per vincere: l’obiettivo è quello. 

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