Gustavo Spector, ct della nazionale italiana maschile di padel è nato il 1° agosto del 1969 a Tucumán, nella parte calda dell’Argentina. Lo scorso anno per “Gus”, così è chiamato dagli amici, è stata una stagione piena di soddisfazioni, raggiungendo un secondo posto agli Europei di Marbella e un quinto posto al Mondiale in Qatar, miglior posizionamento nella storia della nostra Nazionale, dato che in precedenza, ci eravamo piazzati e per tre volte al sesto posto: nel 2002 in Messico, nel 2012 a Palma Maiorca in Spagna e nel 2016 a Cascais in Portogallo.
A quale età hai iniziato a giocare a padel e che risultati hai ottenuto?
«Ho iniziato a quasi 20 anni, a 22 sono diventato professionista e a 27 ho smesso, dato che ho capito che per arrivare in alto bisognava allenarsi seriamente, ave- re un preparatore atletico e curare l’alimentazione. E io volevo fare anche molte altre cose, tra cui diventare un allenatore. In Argentina sono stato per 7 anni campione provinciale e regionale, campione nazionale in 2 categoria e da professionista sono entrato nel tabellone principale più volte. In Italia ho vinto qualche Slam e Open e anche il Torneo Internazionale nel 2014 al Foro Italico, oltre a raggiungere sempre le final four nella Serie A, dal 2013 al 2017 quando ero capitano e giocatore».
Cosa ti piace del tuo lavoro?
«Vedere come crescono i miei giocatori e la gioia negli allievi quando riescono a fare un colpo o una giocata che prima si sognavano».
La partita indimenticabile?
«Battere la Francia con la Nazionale italiana alla finale dell'Europeo».
Il tuo maggior rammarico?
«Come giocatore, avevo appena firmato il mio contratto da professionista ed ero entrato direttamente nel tabellone principale, ma purtroppo un grave incidente in macchina mi ha tenuto fuori dal campo per oltre 10 mesi, sono convinto che questa disavventura mi abbia rafforzato».
Soddisfatto del 2021?
«Decisamente sì, arrivare secondi agli Europei di Marbella, sconfitti solo dalla Francia, e al quinto posto per la prima volta in un Mondiale, vincendo un incontro con il fortissimo Brasile e battendo nettamente nazioni titolate come il Paraguay e l’Uruguay... beh, non è da poco».
Quali sono i tuoi programmi per questa stagione?
«Sono molto carico per una crescita generale delle mie attività, tra cui la mia Spector Padel House».
A proposito della tua accademia, raccontaci di più.
«La SPH (Spector Padel House) è un progetto innovativo, che applica un metodo trasversale e adatto a piccoli, grandi, amatori e professionisti, per farli sentire a proprio agio divertendosi, toccando aspetti fondamentali come inclusione, eccellenza e qualità. Abbiamo volutamente non inserito la parola “Academy” nel nome dato che sarebbe stata percepita come una scuola rivolta a giocatori di alto livello. Il nostro obiettivo è quello di espandere il network in tutte le regioni italiane per poi esportare il modello anche all’estero».
Pregi e difetti?
«Come virtù, la voglia di continuare sempre a imparare, mentre come difetto la fretta, spesso vorrei che i mie allievi imparassero le cose al “volo”».
Cosa ne pensi dello sviluppo in Italia e nel mondo?
«In Italia sta crescendo a passi da gigante e la FIT sta lavorando per sfruttare al meglio questo momento, investendo anche sulla formazione e sui giocatori under. Nel mondo, ogni giorno scopriamo un Paese nuovo dove si gioca ed è fantastico vedere nuove location come Miami per il WPT, Las Vegas per i Mondali Senior, Doha e Parigi per la Premium Padel... e chissà quante altre».
Il tuo sogno nel cassetto?
«Partecipare alle Olimpiadi».