Nato a Murcia il 9 dicembre del 2000, con al suo attivo 228 partite e una percentuale di vittorie (122) pari al 54%, Javier Garcia sta dimostrando di meritare tutte la fiducia del Team Siux, che punta su di lui per il futuro. Il n. 33 del ranking WPT ha come idolo e riferimento Bela “the Boss”. Tra i suoi titoli, nel 2015 in Messico ha vinto una medaglia d’oro con la Nazionale spagnola ai campionati del mondo e a soli 16 anni è stato campione spagnolo Under 23 insieme a José David Sánchez. Gioca in coppia con Javier González Barahona.
Quali aspettative avete per questa parte finale della stagione?
«Il nostro obiettivo principale è consolidarci come coppia e migliorare il nostro livello individuale rispetto allo scorso anno».
Cosa ne pensi di tutti questi circuiti?
«Certamente è faticoso, ma allo stesso tempo è importante per la crescita del padel e positivo per noi giocatori, perché abbiamo più opportunità di crescita».
Su quali giovani punteresti per il futuro?
«Se fossi un agente, punterei su David Gala e Pablo Cardona, mentre nel femminile, Andrea Ustero e Claudia Fernández».
Outdoor o indoor?
«Preferisco giocare al chiuso, ci sono meno fattori che condizionano il gioco, anche se non mi dispiace giocare anche all'aperto».
Chi sono i migliori giocatori della storia?
«“Bela”, Juan Martin Diaz e Pablo Lima. Nelle donne Carolina Navarro, Icíar Montes e Alejandra Salazar».
Parlaci del tuo coach.
«L'allenatore della nostra coppia è Martin D'Antonio, persona che ha creato un ottimo team tra noi, oltre a conoscere molto bene il padel, sia sotto l’aspetto tecnico, che tattico».
Durante i tuoi allenamenti fai delle sessioni di studio con aspetti tecnici e tattici in cui analizzi le tue partite e quelle dei tuoi avversari?
«Sì, di solito riguardiamo le nostre partite per capire i nostri errori e dove migliorare e anche quelle dei nostri avversari prima di affrontarli».
Se potessi "rubare" un colpo?
«Lo smash di Tapia, è un colpo che fa molta differenza in campo e condiziona decisamente il gioco dell'avversario».
Che consigli daresti a un giocatore amatoriale?
«Principalmente divertirsi, non sentirsi mai frustrati se non si migliora subito e anche saper incoraggiare il proprio compagno nei momenti difficili».
Se non avessi giocato a padel?
«Avrei fatto il medico».
Cosa manca secondo te a questo sport per diffondersi nel mondo anglosassone e asiatico?
«Credo che sia solo una questione di tempo e prima o poi arriverà anche li, per consolidarsi come sta accadendo in tutto il mondo. È uno sport molto divertente e sociale, fattori che lo hanno reso di facile sviluppo in così poco tempo».
Che racchetta usi e quali sono gli altri sponsor tecnici?
«Gioco con la Siux Trilogy 3 Control e sono molto soddisfatto. Anche l’abbigliamento è Siux, che ringrazio per la fiducia nei miei confronti».
Sogno nel cassetto?
«Anche se non è proprio un segreto... diventare il numero 1».