Marcela Ferrari, argentina 42 anni, vive in Spagna da quando era piccola. È da anni la selezionatrice della Nazionale italiana femminile, amatissima dalle giocatrici azzurre, ha vinto negli ultimi due Mondiali ben due bronzi. In passato è stata anche il coach di Belasteguin e Pablo Lima.
Perché diventare un coach e quali obiettivi ha per il futuro?
"Sono cresciuta in un club con allenatori che mi hanno regalato dei momenti incredibili di apprendimento e così ho voluto proseguire la mia vita su questo percorso. I miei obiettivi sono lavorare sui progetti che possono farmi continuare a crescere, darmi soddisfazioni e farmi divertire".
Che metodo usa per combinare le qualità di un giocatore con il gioco del suo compagno?
"Tanta comunicazione, condivisione, valutazione dei punti di forza di ogni giocatore e combinarli tra loro".
Cosa pensa dei continui cambi di partner?
"Vorrei che non fosse così, ma a volte sono giustificati dagli infortuni, dal fatto di non essere compatibili, anche se troppo affrettati".
Come mantenere l'equilibrio all'interno del team?
"Come nella vita, bisogna lasciare a ognuno la sua libertà e poi è fondamentale il rispetto tra di noi, saper ascoltare e capire i momenti difficili di oguno e soprattutto bisogna fare squadra, perchè da soli non si va da nessuna parte".
È vero che il padel sta diventando sempre più un gioco di potenza?
"La parte tecnica non può mancare e la potenza senza controllo non ha senso, inoltre i giocatori sono più preparati e bisogna avere pazienza per capire quando applicarla".
Molti italiani vengono ad allenarsi in Spagna, che ne pensa?
"Alla fine è la scelta giusta, soprattutto per la possibilità di crescere più in fretta e poter competere a livelli più alti. Le azzurre che alleno vanno fortissimo e non dimentichiamoci che siamo terzi al mondo!".
Ritiene che la figura del mental coach sia importante?
"La parte psicologica è fondamentale ed è anche necessario che noi allenatori diamo delle linee guida a questi professionisti per aiutarli nel loro lavoro".
Il ricordo più bello della sua carriera? E il peggiore?
"Quando ero nel team tecnico di Bela e Pablo Lima, il terzo posto nel Mondiale e i Giochi europei a Cracovia con la Nazionale italiana, ma anche quando qualcuno viene al mio club e mi dice di aver trovato il suo sport preferito e di essere felice. La cosa peggiore quando i giocatori si infortunano".
Cosa farebbe per far crescere questo sport nel mondo e come lo promuoverebbe?
"Continuare a organizzare tornei, regalare biglietti alle scuole affinchè i ragazzi possano appassionarsi e provare a giocare e infine la comunicazione sui media per raggiungere sempre più persone".
Un suo difetto?
"A volte sono molto impulsiva e poco diplomatica".
Se non avesse lavorato nel padel?
"Mi sarebbe piaciuto sempre restare nel mondo dello sport e fare qualcosa di socialmente utile".
Ha un sogno?
"Molti e spero che si realizzino, alcuni sono difficili, altri spero di esaudirli nel 2024, ma per ora non voglio svelarli".