Gilardoni, i segreti del coach: "Prima c'è la testa"

L’argentino racconta i suoi metodi di allenamento: "La psicologia è fondamentale per crescere. Con Sanchez e Josemaria un inizio da favola"

L’argentino Claudio Gilardoni, con oltre 20 anni di esperienza come allenatore, è senza dubbio uno dei migliori professionisti a livello internazionale. Attraverso lo sviluppo di un suo metodo integrato di coaching, ha portato cinque dei suoi giocatori a diventare campioni del mondo. È direttore della JCF Sanyo Padel Academy, che è stata molto apprezzata anche dal pubblico di Padel Trend Expo, e come allenatore vanta nella sua scuderia, tra presente e passato, nomi del calibro di Paula Josemaria, Sanyo Gutierrez, Bela (quando iniziò a giocare in coppia con Sanyo), Juan Martín Díaz, Tapia, Stupa e molti altri. Nelle prime due tappe della Premier Padel 2024 (Riyad e Doha) ha portato alla vittoria la coppia numero 1 del ranking Ari Sanchez e Paula Josemaria con cui già in passato, dalla panchina, aveva vinto ben 23 titoli.

Perché diventare un coach?

«Ho iniziato a giocare a padel nel 1991 con scarse illusioni e non avrei mai pensato di diventare un allenatore, poi dal 2022 è iniziata la mia avventura in Spagna. I miei obiettivi, oltre a far crescere l’academy, sono continuare a imparare dai migliori e proseguire gli studi universitari in pedagogia e psicopedagogia, dato che li ritengo essenziali per la mia professione».

Quale metodo utilizza per combinare le qualità di un giocatore con il gioco del suo partner?

«Da 20 anni cerco di creare la mia metodologia, imparando da ogni singolo allenatore e dalle esperienze con i giocatori che ho avuto e che continuo ad allenare. Due asset che ritengo fondamentali nel mio metodo sono una pianificazione generale e individuale programmatica, con relazioni periodiche climatiche e agonistiche per capire l’andamento a 360 gradi dell’atleta».

Cosa ne pensa dei continui cambi di partner?

«A volte ci sono delle eccezioni che infrangono la regola, ma nella maggior parte dei casi, credo che siano frettolosi e raramente la soluzione si trova cambiando compagno, innanzitutto bisogna analizzare noi stessi e cercare di accettare la sfida e superare i propri limiti, anche caratteriali».

Il padel sta diventando sempre più un gioco di potenza?

«A questa domanda mi permetto di aggiungere una sfumatura. È vero che gli sportivi sono focalizzati sulla cura dell’alimentazione e la qualità della vita, ma è anche un decennio che l'approccio psicologico viene visto sotto una luce diversa. Questo porta a un notevole miglioramento degli aspetti della forza e della velocità nei colpi. Ma anche se può sembrare strano, il padel è ancora tatticamente lo stesso di sempre, anche se si adatta ai cambiamenti determinati dai nuovi materiali utilizzati nelle racchette. A mio parere il globo (il pallonetto, ndi) e una buona difesa, restano sempre dei fonda- mentali in campo».

Il ricordo più bello della sua carriera?

«Quando la mia famiglia è venuta a vedermi al Master di Madrid nel 2022 e anche il primo torneo che abbiamo vinto con Bela e Sanyo. Il più emozionante è stato senza dubbio diventare nel 2023 numero 1 al mondo battendo il record di ben 14 tornei vinti in un anno con Ari e Paula».

Ha dei sogni?

«Avere una bella casa da vivere con la famiglia e aprire un bar biblioteca».    

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