Kipchoge e Kosgei, quale record vale di più?

Due record eccezionali in un solo fine settimane. Uno omologato al femminile ed un record-show al maschile di cui se ne parlerà per sempre. Chi è il più forte?
Kipchoge e Kosgei, quale record vale di più?© AFPS

Due record, due vittorie. Anzi no, solo una la vittoria. Ed è quella della keniana Brigid Kosgei che nella ‘major marathon’ Chicago mette le cose in chiaro una volta per tutte: la più forte di tutti i tempi sono io.

Ha vinto e ha battuto il record dell’inglesissima e bianchissima Paula Radcliffe che nel lontano 2003 aveva corso in 2h15’25”, crono superlativo ma rimasto imbalsamato da allora. Per Brigid la somma di due mezze maratone da urlo, 1h06’55” la prima metà e 1h07’05” la seconda, è partita forte, con un ritmo impressionante nei primi 5km per capire poi che doveva solo arrivare in fondo piazzando circa 16’00” ogni parziale dei 5km. Ha rischiato, non è scoppiata, è diventata regina totale.

Chi non ha vinto, ma ha fatto un record che rimarrà per sempre, è uk keniano Eliud Kipcoge che sulle strade di Vienna nel progetto Ineos 1:59 trionfa ma non poteva vincere nulla: non una medaglia, non una gara. C’era in palio solo ‘la storia’. Era ‘solo’ un esperimento, una meravigliosa dimostrazione di quanto può essere forte, di quanto il Kenya sia l’assoluto padrone delle corse su strada ed infine di quanto l’uomo può spingersi oltre i propri limiti. Che poi è nella natura umana scoprire e cercare di superare i nostri limiti, altrimenti forse saremmo ancora all’età della pietra se nessuno mai avesse provato a dire: Sì, si può fare.

Eliud ce l’ha fatta e ha vinto. Contro il tempo in primis, con il suo essere primo ad arrivare sotto le due ore firmando l’1h59’41”, ma ha vinto anche contro i suoi detrattori che affermano che questo è un record finto e fasullo, solo una messa in scena dettata dai milioni di euro messi sul piatto da Ineos, azienda chimica tra le più importanti al mondo con 90miliardi di dollari di fatturato. Soldi che renderebbero sporco lo sport, l’atletica, la corsa, l’uomo ed il suo onore.

Kipchoge ha lottato con la calma e la freddezza di un guerriero che sa il fatto suo per i fatidici 42,195km, scortato da 41 guardie del corpo, che in gergo chiamiamo ‘lepri’ e che gli hanno fatto semplicemente compagnia riparandolo dal poco vento. A gruppi di sette per volta e 5km per ognuno l’hanno protetto seguendo semplicemente un’auto davanti a loro programmata alla costante velocità di 21,1km/h che emanava un raggio laser sbattuto in terra davanti agli elastici piedi di questi corridori degli altipiani. E’ bastato spegnere il cervello e seguire la traiettoria, per arrivare ai fatidici 2’50” di media al chilometro  è stato quasi un gioco.

Record fatto, non omologato perché non in una gara ufficiale, ma un muro abbattuto, una prima convinzione che insomma, sotto le due ore l’uomo in maratona ce la può fare. Ora per diventare leggenda definitiva Kipchoge dovrà ripetere se stesso in una gara vera, con gli avversari,  con i tombini e gli avvallamenti di una strada, il vento, le borracce per idratarsi da prendere al volo appoggiate sui tavoli-ristoro. Ma intanto ha messo lì una pietra miliare di questo sport, l’atletica, che ha un bisogno totale di rinnovarsi, farsi vedere, cercare dei miti e dei personaggi perché spesso tutto l’ambiente puzza di naftalina, di noia, di monotonia di movimenti,  di rituali ormai troppo antichi e non più al passo coi tempi. Kipchoge, che è capace di macinare 230km alla settimana ai 2400 metri di altitudine del Kenya, è un idolo nel suo Paese, i festeggiamenti nelle piazze e sulle polverose strade sono stati impressionanti.

Brigid Kosgei è la Kipchoge al femminile, il suo 2h14’04” in rapporto vale tanto quanto il sub 2 ore di Kipchoge e lei stessa afferma che tanto si può ancora fare, che il margine di miglioramento è ancora ampio. Ha affermato che le 2h10’ per una donna sono possibili e questa donna può essere lei.

Chissà se ha in mente o accetterà mai una gara-esperimento in solitaria come Kipchoge oppure vorrà questo risultato solo in gare vere e omologate. Ha solo 25 anni, ha almeno una dozzina d’anni di futuristica carriera davanti a sé, mentre Kipchoge che di anni ne ha 34 ha già vinto di tutto di più ad iniziare da quella medaglia d’oro nei 5000 metri ai mondiali di atletica di Parigi nel 2003. 16 anni fa. Una vita fa. Nel mezzo 11 vittorie su 12 maratone corse compreso l’oro olimpico agguantato a Rio de Janeiro 2016. Cosa poteva chiedere ancora a sé stesso? Il primato mondiale ‘vero’ di 2h01’39” già gli appartiene, l’unica cosa da fare per diventare extraterrestre era un viaggio andata e ritorno sulla luna, laddove è andato a scrivere 1h59’41”, tempo che rimarrà per sempre. Tempo vero seppur non omologato. Che non ha mai chiesto e mai chiederà di omologare. Tempo trascorso tutto su asfalto con gambe e polmoni che pompavano come non mai, una meccanica di corsa semplicemente perfetta ed un sorriso, nell’ultimo chilometro, che hanno reso umano quest’uomo-macchina. Stabilire il più forte? Ognuno faccia la propria scelta...

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