Il Tapis Roulant, un duro lavoro per i prigionieri inglesi

Una prospettiva diversa da cui guardare il running, come è nato e tante altre curiosità di un mondo sempre affascinante, non solo per le prestazioni cronometriche.
Il Tapis Roulant, un duro lavoro per i prigionieri inglesi

Negli ultimi tempi il mondo podistico ci ha regalato prestazioni esorbitanti, con uno sgretolamento di quelli che sembravano confini pressoché invalicabili. In maratona, primato del mondo maschile abbassato a 2h01’39” e ad un anno di distanza un atleta non più giovanissimo si trova ad un soffio dallo stesso; primato del mondo femminile e, al maschile, abbattimento del muro delle due ore.

Anche in mezza maratona abbiamo assistito a risultati rivoluzionari e nei confini di casa nostra abbiamo visto cadere un baluardo, il record dei 10.000 m di Totò Antibo. Tutto questo regala al podismo, una disciplina che mediamente costa molta fatica a fronte di scarsi introiti e bassissima attenzione mediatica, una nuova veste ed il coinvolgimento del pubblico, persino profano.

Ma ci sono anche tante storie non legate a successi ma dal sapore antico, pionieristico e bizzarro.

E’ assodato che la corsa in sé sia sempre servita a portare a termine le attività dell’essere umano, siano esse semplici spostamenti, fughe o tentativi di rincorrere le prede, cacciare per nutrirsi. Invece il podismo, come lo conosciamo ai giorni nostri, specialmente quello amatoriale, ha origini piuttosto recenti.

STRUMENTO DI TORTURA - Il primo tapis roulant risale al 1818 e venne prodotto in Inghilterra come strumento di riabilitazione (o tortura?) dei detenuti. L’idea di William Cubitt, ingegnere civile cresciuto in una famiglia di costruttori di mulini, era che i detenuti producessero energia per alimentare i mulini (nel termine inglese treadmill che lo descrive è inclusa, infatti, la parola “mill” che significa mulino) e, sudando, espiassero le proprie colpe.

Il tapis roulant più popolare di Cubitt fu installato alla Brixton Prison di Londra ed era collegato a una macchina sotterranea che macinava grano. Ben 24 detenuti, separati l’uno dall’altro da pareti in modo da non poter socializzare, contemporaneamente lo alimentavano per 10 ore al giorno in estate e 7 in inverno.  Si arrivò ad adoperarlo in ben 109 penitenziari del Regno Unito e ne fu vittima anche il celeberrimo Oscar Wilde, che lo descrisse come “lo spauracchio del carcerato inglese”. Si ritenne persino che il tapis roulant portasse gli individui ad una tale consunzione da ucciderli. Se oggi questo può sembrarci eccessivo, essendo per la società moderna uno strumento di benessere, bisogna porsi nelle condizioni di prigionia di fine ‘800, poco cibo, malattie e scarsa igiene, per capire che impatto negativo possa aver avuto sui prigionieri.

FINO A 96 ANNI - Con il tempo, si comprese l’inutilità abbrutente dello strumento al punto che, nel 1898, una legge ne proibì l’uso. Lo strumento venne abbandonato fino agli anni ‘60, quando l’ingegnere meccanico William Staub lo ricreò con il nome di PaceMaster600 e lo utilizzò fino a 96 anni.

 

 

 

 

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