Tokyo Marathon 2020, annunciata la list élite

Annunciata la lista di atleti élite della Tokyo Marathon, gli unici che correranno questa edizione dopo l'annullamento della manifestazione aperta a tutti a causa dell'epidemia di coronavirus.
Tokyo Marathon 2020, annunciata la list élite

La maratona di Tokyo scalda i motori e svela la lista di atleti élite, ben 133 uomini e 43 donne. Tra questi, 11 uomini e 14 donne sono atleti internazionali ingaggiati, 11 invece sono gli uomini giapponesi invitati, nessuna donna.

Numeri stratosferici per atleti che fanno davvero dei gran numeri. Primo in lista è l’etiope Birhanu Legese, capace di un crono che fino a qualche anno fa sarebbe valso il primato del mondo e, invece, con 2h02’48’’ a Berlino 2019 è arrivato “solo” secondo. Alle sue spalle il connazionale Getaneh Molla con un personale di 2h03’34’’ ottenuto a Dubai 2019. Solo due secondi di differenza introducono il pettorale numero 3, l’etiope Sisai Lemma che con 2h03’36’’ è giunto terzo alla maratona di Berlino 2019.  Ancora Etiopia al comando con Asefa Maengstu che a Dubai 2018 aveva stampato un ottimo 2h04’06’’, seguito dalla prima bandiera keniana, quella di Dickson Chumba, primo alla maratona di Tokyo 2018 con 2h05’30’’ e con un personale di 2h04’32’’ che gli valse il terzo posto alla Chicago marathon del 2014. Solo un secondo separa il pettorale numero 6, l’etiope Hayle Lemi, vincitore della Dubai Marathon 2015 con 2h05’28’’ e con un personale di 2h04’33’’ che l’anno successivo a Dubai gli assegnò la medaglia d’argento. Ci spostiamo in medioriente, in Bahrein, per presentare El Hassan El Abbassi, settimo ai mondiali di Doha con 2h11’44’’ e con un personale di 2h04’43’’ che gli è valso il secondo posto a Valencia nel 2018. Solo tre secondi di distacco per il pettorale numero 8, il keniano Titus Ekiru, vincitore dell’ultima edizione della Milano marathon con 2h04’46’’, mentre, con 2h05’43’’ è più staccato il connazionale Amos Kipruto primo alla maratona di Amsterdam 2017 e terzo a Tokyo 2018 con 2h06’33’’. Ancora Kenya con Bedan Karoki, secondo lo scorso anno a Tokyo con 2h06’48’’ e con un personale di 2h05’53’’ all’ultima edizione di Chicago. Il primo dei padroni di casa indossa il pettorale 21 ed è Suguru Osako, autore di un brillante 2h05’50’’ a Chicago 2018. Curiosamente, manca all’appello Yuki Kawauchi, supermaratoneta che, probabilmente, proprio qui aveva dato grande prova nel 2011 con un 2h08’37’’ (poi migliorato con 2h08’14’’ a Seoul nel 2013) che gli valse il terzo posto assoluto (e primo giapponese).  Presente, invece, col pettorale 175, uno dei fratelli maratoneti, Yoshiki Kawauchi che ha un personale di 2.17.18. Nessun italiano e persino nessun europeo al via, forse concentrati sulla maratona di Londra del 26 Aprile. 

Passiamo alle donne, con il pettorale numero 51 spicca subito l’etiope Aga Ruti, vincitrice della scorsa edizione con 2h20’40’’ e con un personale di 2h18’34’’ guadagnato a Berlino 2018. Ancora etiopia con una delle sorelle Dibaba, Birhane vincitrice a Tokyo nel 2018 con 2h19’51’’ ma capace di un 2h18’46’’ all’ultima edizione di Valencia. Sventola la bandiera keniana con Valary Aiyabei, vincitrice dell’ultima edizione di Francoforte con 2h19’10’’ e seconda a Nagoya con 2h22’18’’ nel 2018. La segue a ruota la keniana naturalizzata israeliana Lonah Chemtai Salpeter prima all’ultima maratona di Praga con 2h19’46’’. Solo sei secondi di differenza con l’etiope Tigist Girma, seconda nel 2019 ad Amsterdam con 2h19’52’’. Più staccata la connazionale Azmera Gebru che anche ad Amsterdam le è arrivata dietro con 2h20’48’’. Ancora Etiopia con Shure Demise, autrice di un 2h20’59’’ a Dubai nel 2015 e quarta a Tokyo nel 2018 con 2h22’07’’. Prima europea (ad eccezione della Salpeter) con il pettorale numero 63 l’olandese Andrea Deelstra, quinta nel 2015 a Berlino con 2h26’46’’ mentre prima delle padrone di casa è Haruka Yamaguchi con il pettorale 301 e un personale di 2h27’39’’. Anche qui, nessuna italiana di èlite al via.

 

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