Campione 100 Km e medico, Marco Menegardi: “Tanti errori, non ho paura ma rispetto della situazione"

Marco Menegardi, vincitore dell'ultima edizione della 100 km del Passatore, è un medico pronto a scendere in campo con la sua professionalità. Le sue opinioni sulla pandemia e sulla situazione del running.
Campione 100 Km e medico, Marco Menegardi: “Tanti errori, non ho paura ma rispetto della situazione"

Sembra lontano anni luce l’arrivo a braccia alzate nella piazza centrale di Faenza per Marco Menegardi, ultimo vincitore della mitica 100km del Passatore, l’ultramaratona più famosa del mondo. 47 edizioni svolte dal 1973 al 2019, la 48^ in programma il 23 maggio non si farà, il coronavirus miete vittime e distrugge tutto, gare podistiche comprese. Marco quella notte ha coronato un sogno, conquistando anche il titolo italiano di specialità e senza dubbio si è rivelato l’ultramaratoneta più in forma dell’anno.

Oggi non c’è più tutto questo, tutto rinviato al 2021, niente sogni e solo incubi perchè il 33enne bresciano Marco Menegardi sta vivendo un’altra sfida nella sua Brescia. Questa volta ha il camice bianco, questa volta c’è bisogno del titolo ‘Dottore’ da mettere davanti al cognome. Sì, esatto, Marco è specializzato in Medicina Generale e attualmente specializzando in Radiologia, impegnato in queste difficili settimane in trincea agli Spedali Civili di Brescia, la zona più colpita d’Italia con oltre mille decessi. La sua voce in capitolo è doppiamente importante in quanto medico aggregato della Federazione Medicina Sportiva Italiana.

Dottor Menegardi, com’è la situazione?

“Sicuramente difficile, gli Spedali Civili di Brescia sono ormai dedicati quasi totalmente alla cura emergenziale per Covid-19. Rimangono le urgenze. Si sta cercando di evitare il più possibile che la gente che arrivi in ospedale per altre patologie rimanga infettato, purtroppo è un luogo ad altissima percentuale di contagio. L’attività normale è stravolta anche per noi medici, io stesso da lunedì cambierò mansione”.

Perché questa variazione?

“Andrò a sostituire un medico di base di un paese qui nella provincia che purtroppo è venuto a mancare proprio a causa del coronavirus. Un incarico provvisorio che mi porterà dall’ospedale ad essere un medico del territorio”.

Runner e medico, quale la sua sensazione ‘vista dal dentro’ ?

“Sono convinto che anche in ambito medico in generale vi siano state grandi lacune, gravi ritardi. Non voglio fare il mago della situazione, quello che parla facile a cose fatte, ma chi è vicino può confermare le mie parole e il mio pessimismo già dai primi giorni si sta rivelando. Non avevo buone sensazioni così come non le ho tutt’ora. Tanti i pazienti positivi così come tantissimi colleghi medici, la situazione non è facile”.

Quanto durerà questa pandemia?

“Non siamo in Cina, siamo un Paese democratico e dunque non possiamo bloccare tutto, abbiamo la più alta percentuale di soggetti anziani d’Europa, la nostra zona è densamente popolata, temo che tutti questi numeri sconfortanti dureranno almeno fino alla fine dell’estate con un impatto economico, sociale e psichico per le persone non indifferente”.

Il Dottor Menegardi ha paura di fare un lavoro in questo momento pericoloso?

La paura è relativa, sicuro ho tanto rispetto per tutto quello che sta accadendo. Personalmente cerco di proteggermi al meglio come spero stiano e possano fare tutti. Rimangono i dati confortanti sui giovani dove le statistiche parlano di un numero di contagi molto basso. Ritengo che serva dare ora sicurezza alle persone e non infondere terrore, noi medici abbiamo etica e morale da rispettare e dobbiamo lavorare dando sicurezza e messaggi chiari e non contraddittori. Le informazioni schizofreniche di numeri che vengono date in pasto all’informazione sono una follia”.

Il runner e campione ultramaratoneta Menegardi cosa ne pensa della diatriba attività motoria sì o no?

Non siamo mai stati una nazione che punta allo sport come medicina per il popolo e lo abbiamo confermato ancora una volta. Lo Stato, ma volendo la Fidal e altre importanti istituzioni sportive, con questo silenzio hanno perso un’occasione importante per parlare di cultura sportiva, di benefici del movimento. Non è stato inviato alcun messaggio chiaro sulla bontà del movimento fisico per la salute di un essere umano. Un grave errore”.

Sì è scatenato l’inferno contro i runner…

“Una caccia alle streghe assurda e da qui mi ricollego all’assordante silenzio delle Istituzioni che non hanno fermato questa voce che ci ha definito come gli untori. Invece siamo tutti uguali, nessuno è esente da colpe e nessuno è superiore agli altri. Purtroppo il genere umano quando è in difficoltà deve incolpare qualcuno, scaricare la colpa e sui social e per strada, con gravi insulti e isterismi, ha dato il peggio di sé. Come runner eravamo già anticipatici perché spesso blocchiamo strade e città per fare le gare e le persone non hanno perso occasione per farcela pagare. Questa brutta etichetta sarà difficile togliercela di dosso”.

Lei si sta ancora allenando?

“Come atleta sono abituato ad allenarmi tutti i giorni. Ho sempre avuto la possibilità di farlo sulle prime colline della nostra provincia, vicino a casa, luoghi per me magici. Mi manca tanto questa corsa in natura che pratico quasi sempre in solitaria e da ultramaratoneta spesso per ore e ore. Ora ho preso un tapis roulant come tanti e sto a casa, ma non vedo l’ora di poter riassaporare la libertà di una corsa all’aria aperta”.

La ‘sua’ gara, la 100km del Passatore, è stata annullata. Quale la sensazione?

“Con una battuta potrei sdrammatizzare e dicendo...’meglio, così rimango il campione per due anni di fila’. Ovvio è solo uno scherzo. La verità è che non ero sicuro di poter essere presente, alcuni fastidiosi infortuni mi avevano bloccato negli ultimi mesi, dunque la mia presenza era dubbia. Come partecipante posso dire che mi dispiace, ma ho apprezzato le parole del nuotatore Luca Dotto (LEGGI QUI) di qualche giorno fa: ‘professionisti per favore, niente tragedie’. Io sono un amatore, faccio il medico, corro per diletto e seguendo Dotto dico che se i professionisti posso vivere senza gare e senza fare drammi che è il loro lavoro, tanto più possiamo farlo noi amatori dilettanti. La corsa e lo sport sono importanti e bisogna continuare, ovvio rispettando le regole che ci hanno imposto, le gare sono solo un divertimento ma nulla più. Questa la mia opinione”.

 

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