Le parole di Andreea Lozinca: “Tornerò a correre, perché è la mia libertà”

Madre, modella, impiegata, tra osteomelite e decine di operazioni chirurgiche, tra "arto fantasma" e "piede per la corsa". Per la ragazza di origini rumena la corsa e lo sport sono la salvezza.
Le parole di Andreea Lozinca: “Tornerò a correre, perché è la mia libertà”

Partecipare ad una gara trail partendo tre ore prima degli altri ed arrivare un’ora dopo. “Ma tanta, tanta soddisfazione per una vita ritrovata, ho deciso di andare avanti perché la vita è bella, basta saperla guardare da un’altra prospettiva”.

Chiude così l’intervista ad Andreea Lozinca, trentenne di origini rumene che ha subìto l’amputazione della gamba destra nel 2015: “Pensavo alla fine del mio calvario, volevo togliere il male alla radice, tipo via il dente e via il dolore, invece così non è stato. In questi quattro anni un’altra decina di  interventi e ricoveri, ancora oggi ho problemi di infezioni, dolori e ferite continue”.

Tutto questo tormento è iniziato nel 2007 quando Andreea è in motorino e viene investita da un’auto, nell’urto subisce un forte trauma alla gamba: “Forse avrebbero dovuto amputare subito, ma hanno provato a farla guarire e per questo ho dovuto subire in quegli anni ben 15 interventi. Qualcosa è migliorato, tanto che nel 2011 anche se la gamba era malconcia sono riuscita per qualche tempo a lasciare le stampelle”.

I mesi passano ma la gamba non guarisce, l’infezione all’osso è continua, l’osteomelite procede, tanto che i medici vorrebbero per l’ennesima volta operarla per migliorare la situazione, ma lei nel 2015 non ne può più e li obbliga nella scelta di amputare l’arto: “Ero totalmente all’oscuro dal mondo della disabilità, i primi due mesi sono stati durissimi, con la sindrome dell’arto fantasma e dolori insopportabili, come fossero fortissime scariche elettriche, crampi e fitte lancinanti. Ero davvero stremata, poi fortunatamente col passare delle settimane e con l’uso della protesi si sono un po’ calmati”. Sembra finalmente l’inizio di una nuova vita, il momento dopo nove anni dall’incidente di ricominciare un po’ a vivere: “Non avevo mai fatto sport in vita mia ho fatto una promessa a me stessa che sarei stata costante con l’attività fisica, sentivo che mi faceva bene. Quindi sono andata in palestra, sempre però come detto tra altri ricoveri e sale operatorie, tra problemi di infezioni, dolori e ferite continue”.

Modella per gioco ed impiegata per professione, madre di un bimbo di 10 anni e residente in provincia di Verona, Andreea è stanca. Tanto. Mentalmente e fisicamente. Ha lunghi periodi di depressione, periodi bui, sfiancata nel non vedere miglioramenti, di non progredire finché viene a contatto con un pazzo come Moreno Pesce, del ‘Team 3 Gambe’ e da lui riceve l’invito di fare un trail, ovvero una di quelle estenuanti gare in montagna, tra salite e sassi, ma anche tra panorami unici: “Ho fatto la prima gara a settembre 2018, non ero per niente allenata, una fatica immane, ma io lassù all’arrivo in cima alla vetta ci sono arrivata”. L’estasi, la felicità, nuovi amici, tanto da conoscere anche Anita Zanatta, da subito grande amica e oggi anche la sua coach. Fanno insieme qualche gara sempre di trail, c’è affinità totale, tanto che Anita e Andreea vengono ormai soprannominate ‘Le gemelle del trail’, il ritmo è lento ma non importa, partono tre ore prima e arrivano per ultime, magari un’ora dopo gli altri, ma miss Lozinca è abituata a lottare e ha appena iniziato a sognare: “Al trail del Devero ho detto ad Anita che volevo iniziare a correre, così da settembre 2019 ho avuto in prova un ‘piede per la corsa’, dove indossandolo avverto che ho molti meno dolori, sto bene, mi sento bene. Tra una sfilata e l’altra sono riuscita ad allenarmi, in garage prima di nascosto perché non volevo uscire per strada, correvo-camminavo per mezz’ora e ho deciso che avrei partecipato in dicembre alla Maratona di Pisa”.

E così eccola, splendida e cocciuta all’arrivo sotto alla celebre Torre Pendente, 6-7km per lei ed Anita, niente di agonistico, ma il battesimo con la gara c’è stata e tutto questo solo dopo poche settimane di allenamento in stile running: “Ho vinto la mia sfida, mi sono divertita un sacco, ho ricevuto una grande energia anche se ora come sempre faccio palestra nel mio garage. Non corro più, il ‘piede per la corsa’ non me lo posso permettere, costa migliaia di euro, l’avevo avuto in prova per qualche mese”.

Una fortuna avere oggi al tempo del coronavirus una palestra attrezzata personalmente nel garage, Andreea può continuare ad allenarsi e a sentirsi viva, anche se poi questa quarantena non la tange più di tanto: “Sono abituata alla reclusione forzata, sono stata anni chiusa in casa da sola, ho conosciuto la depressione e la solitudine, ma ho trovato anche modi per non soffocare, ho conosciuto la sofferenza fisica, ma oggi torna tutto utile, sono forte”.

La libertà, la corsa, le scalate sui sentieri di montagna arriveranno: “Io e Anita abbiamo tanto in programma, ma ora non si può, però non mi metto limiti futuri, iniziative e idee non mancano, ora è importante sconfiggere tutti insieme questo virus”.

E se le si chiede cos’è la corsa, la risposta non è immediata. C’è una pausa. Un attimo di silenzio e di riflessione, come se stesse iniziando a parlare di una cosa importante, fondamentale e non vuole sbagliare le parole: “Con la corsa sono rinata un’altra volta, è stata per me una conferma di vita, una motivazione enorme. Un sapere che posso vivere senza dolori che ancora oggi ho, come sempre. Ho scoperto che si può fare tutto con la testa e ho conosciuto un lato di me più nascosto. Con la corsa mi sento libera. Sì, tornerò a correre”.

 

 

 

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