Operato per un tumore, ma vuole i mondiali 100km. La storia di Marco Menegardi vincitore 100km Passatore 2019

L’ultramaratoneta e medico bresciano Marco Menegardi, vincitore della 100km del Passatore 2019 sta passando un periodo difficile della sua vita. Ma la sua grinta e determinazione di ultramaratoneta lo sta aiutando tantissimo. E ha un nuovo obiettivo che profuma d’azzurro
Operato per un tumore, ma vuole i mondiali 100km. La storia di Marco Menegardi vincitore 100km Passatore 2019

BRESCIA - La vita ti mette davanti a difficili prove, lo sa bene l’ultramaratoneta Marco Menegardi. Nelle sue gare, nelle sue 100km, sono tanti i momenti di fatica e di crisi che deve superare. Anche se è un campione, anche se ad esempio a 32 anni nel 2019 ha vinto in 7h12’46” la 100km del Passatore. Marco è un medico, specializzato in Medicina Generale e in Radiologia. L’abbiamo già conosciuto a marzo 2020, nel pieno del primo lockdown da Covid19 che aveva bloccato l’Italia e il mondo con una intervista speciale, un punto di vista di un atleta e medico sul momento Coronavirus che stava sconvolgendo le nostre vite.

Ma oggi purtroppo le notizie che arrivano non solo delle migliori, chi ha la vita nuovamente sconvolta è Marco, l’uomo, ancor prima di essere medico o performante ultramaratoneta. Sta combattendo una speciale battaglia e ora sta meglio, è stato operato per asportare un feocromocitoma presso gli Spedali Civili di Bresca il 27 giugno, ma sconforto e paura hanno fatto parte delle sue giornate il mese scorso. Ha scelto di non nascondersi: “Ho deciso scientemente di condividere parte di questa mia problematica oncologica sui social” conferma al nostro contatto. “La precedente malattia oncologica di mia mamma aveva sconvolto la mia vita nella pubertà e nell'adolescenza. Ho cercato anche di imparare anche da quella esperienza per provare a gestire meglio tutta l'emotività di questi difficili periodi e cercare che la vita non mi scappasse continuamente dalla mani travolto dai pensieri negativi”.

Ed ecco allora le sue parole, ricche di emozioni e paure. Il primo post è del 30 giugno scorso: “Quando lo studi al 3° anno di Medicina la parola che ti rimane in mente è incidentaloma surrenalico. Si perché i tumori del surrene spesso non si manifestano se non di dimensioni notevoli. Mentre fai altre indagini per altri motivi li puoi trovare. Quel giorno, dove per tutta una serie di strani motivi, mi trovai ad appoggiarmi una sonda ecografica sull'addome solo per valutarne rapidamente la sua efficacia non pensavo di trovarmi una "palla" di oltre 5cm che si trovava tra il fegato e il mio rene destro. Mi si gelò il sangue perché anche nell' evenienza più benigna so che sarebbe stato un percorso lungo ed impegnativo. La realtà è che avevo paura di non riuscire a reggere fisicamente ed emotivamente tutto che sarei dovuto andare ad affrontare perché la patologia surrenalica è un'entità nosologica estremamente complessa. Effettivamente non c è stato nulla di soft in questi mesi. I macigni sono arrivati di continuo e spesso sono arrivato al limite e ho pianto spesso. Ma devo almeno riconoscermi di avere avuto sempre l'approccio mentale migliore. Da solo non sarebbe stato sufficiente. Ringrazio le persone che con il loro piccolo o grande contributo mi hanno permesso di restare poco al di sotto di quel limite di tolleranza che in alcuni momenti avevo paura di trabordare. Oggi in terza giornata post operatoria riesco già a fare dei piccoli passi da solo. Ci vorrà un po' di pazienza ma mi sono tolto un piccolo grande peso”.

Secondo post in data 20 luglio, con parole ricche di speranza per un futuro che gli appartiene: “Senza parlare dell'impatto emotivo, il mio corpo è uscito veramente provato dall'operazione. Non che non ne fossi consapevole però quando lo vivi in prima persone le cose hanno un impatto sensibilmente diverso I giorni successivi riuscire a muovere i primi passi nonostante il dolore sembrava già un grande successo quando invece pochi giorni prima correvo una maratona tranquillamente sotto le 3 ore facendo fondo lento. Le gambe gonfie, le tromboflebiti, i dolori addominali, 60 ore senza potere bere e mangiare. Trovare il modo di ricominciare dopo un intervento di chirurgia maggiore addominale è una continua ricerca che necessita di conoscenza ed esperienza del proprio corpo e della propria mente e dell'autocritica necessaria per mettersi ogni giorno in discussione e capire quando puoi fare un passo avanti e quando invece devi fare un passo indietro. Sono in questi momenti che (forse purtroppo) ho imparato nella vita a dare il meglio. Sicuramente non mollo adesso. Grazie a chi continua a supportarmi e sopportarmi”.

L’obiettivo non può che essere tornare a vivere e a correre, perché correre è vita e questo è il messaggio che Marco ci lascia: “Adesso tutto sommato la situazione è buona.  I mesi precedenti all'intervento per  provare a capire che lesione oncologica fosse, sono stati estremamente tormentati. La  patologia surrenalica è particolarmente complessa e richiede molteplici e lunghi accertamenti diagnostici. L’operazione è andata bene però per il fisico è stato un bel colpo, ma mi sto riprendendo velocemente. Tendenzialmente è una patologia benigna essendo un feocromocitoma, ma nel 30 per cento dei casi è associata a mutazioni genetiche che predispongono allo sviluppo di altri paragangliomi. A breve saprò l’esito. Nel frattempo ho ripreso a correre perché voglio fare anche io uno sgambetto alla sorte e andare lo stesso ai Mondiali della 100 km Non mi sento di consigliare a nessuno, ne da atleta ne da medico, questa rincorsa al mio sogno in questa situazione così complicata, ma avevo deciso di provarci  cercando di capire ogni giorno dove potevo spingermi rispettando sempre il mio corpo e la mia mente.” Obiettivo fissato, 27 agosto, Berlino con i World Chiampionship 100km Iau. A sessanta giorni dall’operazione, la maglia azzurra l’attende.

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