ROMA - Raggiungere il traguardo dei 25 anni di storia è un successo importante per la Roma Appia Run, oggi parliamo di questa manifestazione con Roberto De Benedittis, l’uomo che, partito da un sogno, ha fatto di questa gara uno degli appuntamenti podistici più amati da tutto il mondo del running.
Come nasce la Roma Appia Run? «Da un’idea che risale più o meno al 1998. Da allora, grazie a quella prima visione, abbiamo dato vita a un’esperienza straordinaria. Oggi possiamo dire con orgoglio che abbiamo portato a correre sulla meravigliosa via Appia oltre 100.000 atleti in tutti questi anni. Molti dei quali sono tornati e continuano a tornare, alcuni addirittura hanno corso la Roma Appia Run per più di 10 edizioni. Se non è un atto d’amore questo».
La corsa è famosa per essere l’unica al mondo a disputarsi su ben 5 pavimentazioni diverse. Un record difficilmente battibile «Esatto, ma l’Appia Run riesce a sintetizzare al suo interno tanti elementi che negli anni ci hanno aiutato a crescere e consolidare l’immagine della corsa: la parte archeologica (con dei resti incredibili come ad esempio il mausoleo di Cecilia Metella), la parte ambientale (il Parco della Caffarella è un polmone straordinario della nostra città), senza dimenticare la parte dedicata alla solidarietà e ad aspetti delicati della nostra vita quali socialità e salute. Tutte queste cose fanno si che la nostra corsa sia un potente strumento di sport e cultura e noi siamo orgogliosi del fatto che l’Appia Antica, incantevole teatro della nostra manifestazione, si candidi a essere patrimonio dell’Unesco».
Entriamo un po’ nel dettaglio delle vostre attività sociali e della solidarietà «Tutta la nostra manifestazione è legata a Telethon. Già da qualche anno abbiamo deciso di legare il nostro nome ad un partner solidale. Il primo anno fu proprio con Telethon, poi abbiamo avuto altre collaborazioni, ma per questi 25 anni abbiamo deciso di ritornare al primo amore. La nostra speranza è che questa unione di intenti possa portare tante persone a correre anche la 5 km, una sorta di passeggiata in mezzo alle meraviglie dell’Appia Antica. A questo c’è da aggiungere che insieme al Ministero della Salute e all'Istituto Superiore di Sanità, come ormai facciamo da diversi anni, parliamo di Alcool Prevention Race, un messaggio forte per evitare l'abuso dell'alcol nelle giovani generazioni».
Veniamo alla parte più prettamente sportiva, la Roma Appia Run è un appuntamento che si sviluppa in due giorni: «Si, iniziamo con il prologo del sabato 15 aprile, il “Fulmine dell’Appia” dedicato ai più piccoli. Si tratta di un’idea che abbiamo avuto 10 anni fa proprio perché volevamo coinvolgere tutto il mondo dell'atletica all’interno di questa manifestazione. L’anno scorso abbiamo avuto un autentico boom di iscrizioni, più di 800 bambini e bambine che hanno corso sulla pista dello stadio delle Terme di Caracalla. Quest’anno siamo già a 300 e contiamo di tagliare il traguardo dei 1000 iscritti. A questo nostro progetto si lega un concetto che portiamo avanti da tempo: noi siamo convinti che l'atletica sia una sola, non ha senso una divisione tra l'atletica su strada e quella in pista. Con una manifestazione come la Roma Appia Run contiamo di divulgare un messaggio importante per tutte le generazioni, avere una vita sana con una ricca attività motoria».
Parliamo invece del legame che unisce la Roma Appia Run e uno dei pezzi di storia dell’atletica mondiale, Abebe Bikila: «Il tracciato della maratona olimpica del 1960, quella vinta del leggendario fondista etiope, si dipanava attraverso un lunghissimo tratto della via Appia Antica, a partire dal raccordo anulare fino ad arrivare all'arco di Costantino, ricalcando parzialmente il percorso della Roma Appia Run. È per questo che ci sentiamo da sempre legati al mito di Bikila, tanto da aver ospitato nel 2003, a 40 anni dalla sua morte, sia la moglie che il figlio del grande Abebe. Inoltre siamo stati promotori dell’iniziativa che ha portato all’intitolazione di una strada di Roma, in una zona della Laurentina, alla medaglia d’oro olimpica della maratona del ’60. Un altro grande motivo di vanto per la Roma Appia Run».