36 ore e una dedica speciale, l'ultramaratoneta Vito Intini è l'Ultimo Sopravvissuto.

Un campione nella vita e nelle ultramaratone, Vito Intini è un simbolo delle fatica e della passione per la corsa in Italia e nel mondo. Ha vinto l'Ultimo Sopravvissuto e dedicato il successo a suo zio
36 ore e una dedica speciale, l'ultramaratoneta Vito Intini è l'Ultimo Sopravvissuto.
Vito Intini non è uno qualunque. E' uno che da decenni dà del tu alle ultramaratone, le tratta come fossero cosa semplice, cose da tutti. Quando tutti sappiamo bene che non è così, non può essere così. Ma se lui da anni raggiunge grandissimi riusultati di caratura mondiale non significa che affronta tutto con leggerezza e spavalderia, anzi, tutt'altro. Dentro di lui un'immensa serietà e abnegazione, passione e dettagli, forza interiore sia mentale che fisica.
Classe 1968 tra le sue tante imprese va sottolineato che ha stabilito il record mondiale di 48 ore sul tapis roulant, correndo 410,40 km ed anche il record mondiale di 24 ore sul tapis roulant, correndo 265,20 km.
Nei suoi record troviamo ottimi chilometri per le gare a tempo e ottimi tempi per le gare a chilometri.
2h47'18" (2004)
50 km 3h49'19" (2014)
50 miglia 7h16'33" (2015)
100 km 8h05'29" (2010)
100 miglia 16h20'46" (2015)
6 ore 77,803 km (2013)
12 ore 130,652 km (2017)
24 ore 212,665 km (2013)
Poi qualche giorno fa è andata in scena nella sua Puglia la gara denominata 'L'ultimo sopravvissuto'. Una gara di endurance estrema, a eliminazione. 
Ne rimane uno solo. Ma per vincere dei veramente dare tutto.
Questo il suo racconto: 
L’ultimo sopravvissuto.
Backyard - Last man standing
E’ questo il nome di una gara inventata una decina di anni fa negli Stati Uniti (Tennessee) e che ha conquistato il mondo delle Ultramaratone tanto che è stato istituito ogni anno un mondiale sia individuale che a squadre. Viene definita la gara più democratica al mondo. Non vince chi è più veloce ma chi è più resistente chi sa gestire le forze fisiche e mentali nel modo migliore.
Si svolge su un circuito di 6,7 Km che va percorso entro un’ora (alla portata di tutti i podisti amatoriali). Alla seconda ora c’è una nuova partenza per il secondo giro e chi non si presenta allo sparo viene eliminato. Poi c’è la terza ora, la quarta ora e così via. Si corre ad oltranza finché resta un solo corridore.
Semplice? Non affatto bisogna calcolare ogni minimo dettaglio che va svolto nell’ora in cui si percorre il giro. Il fabbisogno fisiologico o il cambio scarpe va fatto prima della nuova partenza. Lo stesso vale si si vuole dormire, mangiare, cambio indumenti o massaggi.
Con il passare delle ore il tempo diventa insufficiente per ottemperare alle varie esigenze che un atleta affronta.
A Castellaneta Marina con Julius Iannitti è nata la Backyard in Italia.
Chiamata L’ultimo sopravvissuto.
Ho fatto gare e record strani ma questa era nei miei pensieri da un paio di anni perché esalta le doti umane della menti e non quelle della fisicità (più vicine al mondo animale).
Non ci sono tabelle di allenamenti. Impossibile dare indicazioni serve solamente un ossessione per l’obiettivo. La cura quasi maniacale della ripetitività della precisione della fermezza. Non la velocità e non la forza, nessuna dote genetica è richiesta. Bisogna essere umano per vincerla.
Ci sono volute 36 ore, 36 giri per sfiancare gli altri atleti.
36 ore senza dormire assumendo oltre 8000 kcal di liquidi e solidi.
Ho usto 6 paia di scarpe un cambio ogni 6 ore. Solo due maglie una per il giorno una per la notte. Se sentivo caldo (di giorno) bevevo di più. Se sentivo freddo (di notte) mangiavo di più.
Era la mente che guidava il corpo e non il corpo la mente. Tutte le esigenze erano guidate da uno schema definito nella mente. Sentivo scariche le scarpe con cui correvo? Non importa dovevo terminare le 6 ore che avevo schematizzato nella mente. Solo così posso sentirmi tranquillo e al sicuro. Se sento le continue richieste del corpo non vado lontano.
Giuseppe Vinella mi ha assistito in modo perfetto. Non si è mai scomposto anche nei momenti più critici. Sempre attento alle miei esigenze. Davvero Bravo!
Un ultimo giro va fatto ugualmente anche se non ci sono più atleti.
Corri da solo. Era già buio. In quell’ora ti passa la vita davanti all’occhi. Quante sfide, quante vittorie. Questa è però speciale. In tanti anni mi ha sempre assistito mio zio Battista Lattarulo.
Aveva una gioia immensa nell’accompagnarmi nelle varie sfide. Era malato e sapevamo che avrebbe tagliato presto il traguardo. E l’ha fatto ancora una volta insieme a me. Oggi ci ha lasciato. Ha voluto aspettare la fine della gara per dirmi arrivederci. Questa VITTORIA è tua caro Zio.

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