Francesco Gerini, affetto da colangiocarcinoma, dalla Maratona di Roma all’Ironman

Dopo la Run Rome The Marathon del 17 marzo 2024 Francesco Gerini, malato di colangiocarcinoma, ha conquistato anche l’Ironman di Cervia
Francesco Gerini, affetto da colangiocarcinoma, dalla Maratona di Roma all’Ironman

ROMA – Lo abbiamo conosciuto sulla linea di partenza dell’ultima Run Rome The Marathon, il romano Francesco Pio Gerini, un runner e triatleta della domenica che, per inseguire questa passione, ha dovuto intraprendere una vera e propria corsa contro il tempo, ma non quello cronometrico di una gara. Francesco è affetto da colangiocarcinoma, la diagnosi nel 2021 quando, già vedovo da 15 anni e con due figli, gli è stata attaccata addosso l’etichetta di malato di cancro, un destino al quale Francesco si è opposto con tutta la vita che ha dentro.

Da quando convivo con questa malattia, ho imparato che il mondo è una medaglia che ha due facce. Da una parte ci sono quelli che danno la salute per scontata e misurano il proprio valore proiettandosi all’interno di graduatorie dove hanno importanza valori come ricchezza, forza, velocità. Dall’altra, quella delle persone che convivono con problemi di salute, per le quali i valori sono solidarietà ed empatia al servizio di tutti, la voglia di unire le forze per trovare una dimensione di incoraggiamento a vicenda, dove non esiste gelosia e invidia e si gioisce se arrivano buone notizie che rallegrano alcuni pazienti”, così ha esordito Francesco.

Da Roma a Cervia

Lo scorso 17 marzo, Francesco ha portato a termine la Run Rome The Marathon, la maratona di casa che ha corso per diffondere il messaggio «We run faster than cancer» per spronare tanti malati a reagire, e chi invece è in salute, a riflettere sul dono dello stare bene. Domenica 22 settembre Francesco ha tagliato per la prima volta il traguardo dell’Ironman, a Cervia, nella distanza media (1,9km nuoto, 90km ciclismo, 21km corsa).

Così ha continuato Francesco: “Sono una persona mentalmente forte e combattiva ma ho sempre pensato di non essere molto forte fisicamente. Volevo capire cosa hanno tutti i triatleti più forti di me e mi sono iscritto all'Ironman a quattro mesi dall’evento, un numero su cui ho riflettuto perché, per un malato di colangiocarcinoma in stato oramai avanzato, la prospettiva di sopravvivenza è di quattro mesi”.

Il nodo alla gola

Mesi di preparazione intensi sulla triplice, alla quale Francesco non è nuovo, seppur non su questa distanza. “Sono stati quattro mesi difficili, durante la preparazione troppi amici della Associazione Pazienti Italiani di Colangiocarcinoma (APIC) non ce l'hanno fatta. Persone coraggiose a cui mi ispiravo, insieme eravamo una squadra che sembrava potesse tenere testa al nemico. Ero terrorizzato all’idea di non poter partecipare, mi sono allenato di nascosto, tra visite ed effetti collaterali, giorni negativi e sconforto e sempre con un nodo alla gola, nel silenzio di quelle chat tra amici ormai vuote. Solo ad una settimana dalla gara ho informato la mia compagna e i miei figli”.

Un’esperienza iniziata con il video di incoraggiamento di amici e parenti, le prime lacrime calde di una giornata fatta di emozioni intensissime, di un obiettivo perfettamente centrato. “Il pensiero di chi mi stava vicino è che mi sarei dovuto misurare con un mondo fatto di classifiche, e avrei potuto non farcela. Ma io avevo già vinto, ero alla partenza, non era scontato per niente e vorrei poter trasmettere questo messaggio a tutti, quello di essere grati alla vita anche solo per essere arrivati alla partenza e godersi il viaggio in quelle emozioni senza l’ansia del cronometro”.

Il tempo è impazzito

Musica, colori, emozioni, festa, 4mila atleti che attendono un segnale per conquistare un posto in una prestigiosa élite, quella degli Ironman. “Prima di iniziare la frazione di nuoto ero a mio agio ma tutto intorno ero circondato da facce preoccupate, concentrate, ansiose. Sono lontano da questi sentimenti in questo contesto, ho motivi più forti per provarli, il dolore fisico e l’angoscia, la fatica e la forza che sono necessari quando si affrontano interventi e terapie estreme dalle quali non si esce sempre vincitori…

Francesco parte senza accendere il suo orologio, un’anomalia in un contesto in cui il tempo ha il valore anche dei centesimi di secondo. “Non posso misurare il tempo, perché il mio tempo è impazzito, vorrei che non passasse mai, vorrei che ogni momento fosse eterno per assaporarlo in modo profondo.”

Anche se il cronometro per Francesco non è quello di gara, il traguardo del mezzo Ironman è stato conquistato in 5h30’, un risultato ben più che soddisfacente anche in termini atletici. “La gara è stata lineare e sono riuscito ad arrivare sorridente e percorrere lentamente il tappeto rosso dell'arrivo, camminavo e salutavo tutti, è stato intenso, emozionante, straordinario, oltre ogni mia aspettativa. Voglio abbracciare i miei tifosi più ferventi, Sara, Francesca e Umberto. Ho riflettuto tanto sul fatto che la mia esperienza è frutto anche dell’impegno di tante persone pronte a mettersi in gioco, professionalmente, come tutta l’equipe di sanitari, ma anche umanamente, e forse non ricambierò mai questo affetto, se non con una profonda riconoscenza, un sentimento che ho imparato a vivere con dolcezza”.

Testo a cura di Daniela De Stefano

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