Il Re di New York, da sconosciuto a mito. Orlando Pizzolato 40 anni fa scrisse la storia

Nel 1984 il vicentino Orlando Pizzolato vince per la prima volta la maratona di New York. Corse con un pettorale speciale e con il premio cambiò la sua Fiat 127
Il Re di New York, da sconosciuto a mito. Orlando Pizzolato 40 anni fa scrisse la storia

Era il 28 ottobre 1984 e a New York c’era un clima surreale, l’estate indiana che aveva portato in città e sulle strade della mitica maratona ben 26 gradi con il 96% di umidità. Le Olimpiadi di Los Angeles 1984 erano terminate da pochi mesi e gli Stati Uniti erano senza dubbio alcuno la più grande potenza mondiale. Era ancora il sogno. Di tutti. Anche del 26enne Orlando Pizzolato che quel giorno mai avrebbe pensato di poter vincere ‘LA’ maratona già allora più famosa del mondo e diventare un mito.

L’ultimo pettorale, il numero 100

“Quarant’anni fa era tutto straordinario, anche solo il fatto di esserci, di sorvolare l’Atlantico per partecipare nella gara più attesa. Era tutto grande anche se già sapevo cosa mi aspettava, avevo partecipato nell’82 dove mi ritirai e nell’83 dove mi piazzai in 27esima posizione. L’anno dopo, nell’84 gli organizzatori all’ultimo mi diedero il numero 100, l’ultimo della lista degli élite runner, si erano dimenticati di iscrivermi” fa sapere Pizzolato in questi giorni dove tanti gli chiedono ricordi e aneddoti di questo suo successo.

“Partii piano, timoroso del caldo e raggiunsi il gruppo di testa solo al 16°km vidi che tutti erano più in crisi di me, presi il comando della gara. Passarono i chilometri e al 26esimo avevo un minuto di vantaggio sull’inglese Murphy, si avvicinò fino a essere a 9 secondi da me perché stavo vivendo momenti di crisi con dolori al petto e problemi gastrici. Sono riuscito a riprendermi per andare a vincere in 2h14’53” con 43 secondi di vantaggio sul secondo”.

In pratica quasi 30km in testa alla New York City Marathon, in fuga, da solo, senza lepri o gps a scandire il tempo, a leggere dati. No. Solo tanta fatica, sudore, e tanta voglia di vincere, di sentire la fame del successo, un Rocky Balboa con le scarpette da running ai piedi: "Negli ultimi chilometri ho rivissuto tutta la mia vita, un flash back intenso e dove ho anche pensato ai miei genitori, al mio allenatore, ai tanti amici di Piovene Rocchette a Vicenza”.

La vigilia della New York Marathon

La vittoria in Central Park è solo l’epilogo finale di un viaggio che non inizia dal Ponte Giovanni di Verrazzano ma ben prima, giorni di vigilia che aiutano a far crescere l’adrenalina a alimentano il mito: “Amavo tutto ciò che era New York Marathon e ricordo tutto, in maniera molto nitida seppur siano passati 40 anni. Ricordo la hall dell’hotel che ospitava l’Expo dove ho ritirato il pettorale e come nel film del 1976 che avevo visto, Il maratoneta con Dustin Hoffman ero andato la sera prima a correre al Central Park, al tramonto, con quella luce pazzesca che New York ti sa regalare. Emozioni intense che ancora adesso sento. Poi avevo acquistato le nuove Nike da corsa che sapevo sarebbero arrivate in Italia solo nella primavera successiva e un cardiofrequenzimetro che in Italia non esisteva. Il negozio era gestito dal primo vincitore della maratona. Il giorno dopo quando ho vinto mi ha riconosciuto e salutato. Ancora lì in expo incontrai Edwin Moses, il grande campione delle Olimpiadi di Los Angeles ’84, l’autografo suo sul suo poster ce l’ho ancora in casa”.

Pizzo what? A casa in Mercedes

E poi arrivano le emozioni più profonde e lo scalpore: “Appena tagliato il traguardo avevo sensazioni strane, intanto pensai che finalmente quella fatica e sofferenza del caldo era terminata. No, non pensavo alla grandezza della cosa, non immaginavo cosa sarebbe accaduto della mia vita, ma New York è così, ti travolge. Il secondo pensiero è stato: ‘devo trovare un telefono per dirlo a casa’. E poi le chiavi della Mercedes in premio al vincitore che ho fatto arrivare in Italia, ho sostituito la mia vecchia Fiat 127…”

Pizzolato era uno sconosciuto o quasi a livello internazionale, un validissimo atleta italiano, ma dal nome difficile per gli americani. Così durante la fuga per la vittoria i giornalisti incuriositi iniziarono ad avvicinarsi al suo allenatore Giampaolo Lenzi «Who is that guy?” Chi è questo ragazzo? “Pizzolato, from Italy”, la risposta del coach. E il cronista della NBC fece una domanda rimasta nella storia: «Pizzo what?». Da quel momento in Usa è Pizzo What, così è uscito anche su alcuni giornali il giorno dopo.

Orlando Pizzolato fece poi il bis nel 1985, confermando la propria qualità di forte atleta di assoluto livello internazionale: “L’anno dopo ero certamente più consapevole, feci una gara in rimonta, al

km 35 pensavo di non poter più vincere ma non volevo avere rimpianti, avevo ancora fame di vittorie. Quindi mi imposi di dare tutto e feci di tutto per andare a prendere il primo che vedevo là davanti. Ci riuscii, fino a vincere. Un bis quasi inaspettato ma che ha spazzato le malelingue dell’anno prima, quelli che dicevano che ero stato semplicemente fortunato. Su questo secondo successo c’era poco da esser fortunati.

I vincitori italiani di New York Marathon

Due successi che cambiarono la vita di Orlando Pizzolato ma anche il volto delle maratone italiane che stavano nascendo, in primis ad esempio a dicembre vi fu la prima Firenze Marathon, anch’essa il prossimo 24 novembre festeggerà le 40 edizioni. L’Italia a New York fu ancora sul gradino più alto del podio grazie al bresciano Gianni Poli nel 1986 che completò un tris tutto tricolore che fece impazzire l’America. Seguirono poi le vittorie nel 1996 del pugliese Giacomo Leone e nel 1998 della romana Franca Fiacconi, unica donna italiana a riuscire nell’impresa di diventare regina nella Grande Mela. Un anno d’oro il 1998 per Franca Fiacconi, nello stesso anno a marzo vinse la maratona di Roma. Franca oggi è testimonial di Run Rome The Marathon, la maratona di Roma che celebrerà la 30esima edizione e si correrà il 16 marzo 2025.

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