Smettere di allenare il corpo, cosa accade alla mente? Il Coronavirus ci condiziona

Una analisi di come la quarantena possa influire sulle nostre emozioni e la nostra prestazione sportiva.
Smettere di allenare il corpo, cosa accade alla mente? Il Coronavirus ci condiziona

In questi giorni di forzata quarantena, ci si domanda cosa accada “bloccando” il corpo di chi è abituato a fare sport,
sottovalutando di capire cosa accade parallelamente nella loro mente.

È ormai risaputo, quanto la pratica della attività sportiva regolare, soprattutto aerobica, produca potenti sostanze
biochimiche, capaci di darci benessere psico-fisico e che quindi lo stop forzato rappresenti un trauma anche per la
nostra psiche. Ciò che però intendo approfondire è anche cosa che accade a livello motivazionale.

Chi è abituato ad allenare la prestazione, in una situazione come questa potrebbe incorrere in stati emotivi negativi
legati alla frustrazione di non poter continuare, ma soprattutto di “compromettere” il lavoro fatto con lunghi periodi
di preparazione. Questo perché la nostra mente, a mano a mano che ci alleniamo, evolve di pari passo con la prestazione fisica, in termini di consolidamento delle cosiddette “convinzioni potenzianti”, ovvero la consapevolezza di progredire ottenuta con la “riprova esperienziale” dei risultati ottenuti.

Questa situazione di stop forzato, attiva la nostra parte più antica del cervello: il cervello rettiliano (o R-Complex), è la
nostra parte più istintiva che scatena pensieri inconsapevoli, spesso irrazionali, con l’intento di gestire le emozioni
primarie tra cui la paura del fallimento. La contemporanea assenza delle sostanze biochimiche positive tipicamente prodotte dal movimento fisico, aggravano ulteriormente la percezione del “pericolo” con impatti che possono essere molto pesanti anche sulle prestazioni professionali e sulle relazioni sociali.

Cosa fare quindi?
In questi casi è importante attingere alle risorse del cervello razionale detto anche neopallium o neocortex, si tratta
della parte logica (ma anche creativa) del cervello, molto sviluppata negli esseri umani.
Attingere a questa parte di pensiero ci aiuta a vedere le cose da un punto di vista “meno grave” e ci consente di
innescare strategie efficaci di cui di seguito ne elenco 3:
1) Ricordarsi che i periodi di riposo (anche lunghi) consentono al corpo di rigenerarsi per ripartire con maggiore
potenziale;

2) Dedicarsi ad allenamenti tecnici alternativi molto efficaci per il miglioramento delle performance, come ad
esempio per chi corre: esercizi propriocettivi per la caviglia, potenziamento muscolare di distretti specifici o
lavori dedicati alla flessibilità;
3) Identificare lavori aerobici compatibili, sfruttando l’occasione per apprendere nuove abilità.
Infine, può essere utile immaginare quanto questa “astinenza” renderà ancora più bello il momento della ripartenza.


Testo a cura di Max Monaco, life, sport e motivational Coach, ultramaratoneta e collaboratore scientifico
dell’Università Roma 3. Fondatore e Amministratore di 6più.

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