VO2max: numeri, stime e  verità nella corsa di tutti i giorni

Il VO2max è uno degli indicatori più discussi nel mondo della corsa. Ma quanto conta davvero? E cosa cambia tra un valore stimato da uno sportwatch e uno rilevato in laboratorio? Ne parliamo con Coach Paci, allenatore e profondo conoscitore delle dinamiche fisiologiche della corsa
VO2max: numeri, stime e  verità nella corsa di tutti i giorni

Coach Paci, partiamo dalla base: cos'è esattamente il VO2max?

Il VO2max rappresenta la massima quantità di ossigeno che il nostro corpo riesce a utilizzare durante un’attività fisica intensa. In parole semplici, è un indicatore della capacità aerobica di un atleta, e quindi della sua efficienza nel trasportare e utilizzare ossigeno durante lo sforzo.

 

È vero che esistono due modi per conoscere questo valore?

Sì, esatto. Il VO2max può essere misurato in laboratorio, tramite un test da sforzo con analisi dei gas respiratori, oppure può essere stimato da uno sportwatch, attraverso algoritmi che utilizzano dati come frequenza cardiaca, velocità, peso, età e sesso.

 

Qual è la differenza tra i due?

Il laboratorio fornisce una misurazione diretta, precisa e affidabile, ma richiede attrezzatura specifica, un protocollo rigoroso e personale qualificato. Lo sportwatch invece fornisce una stima indiretta: non è precisa come quella del laboratorio, ma è comoda, accessibile e si aggiorna ad ogni allenamento.

 

Quindi il valore dello sportwatch non è affidabile?

 

Non è del tutto corretto dire così. È meno preciso, certo, ma può essere coerente. Se le condizioni sono simili – stesso tipo di corsa, stesso percorso, stesso livello di forma – allora il dato diventa un ottimo strumento di monitoraggio nel tempo. Più che dare un valore assoluto, racconta una tendenza.

 

Molti runner si confrontano su questi numeri. È un bene o un male?

Dipende da come lo si fa. È vero, oggi il VO2max dello sportwatch è diventato quasi una lingua comune tra i runner. Anche se sappiamo che non è il dato scientifico, in molti lo usano per confrontarsi con sé stessi o con altri. E può essere motivante: vederlo salire è una conferma, vederlo scendere può essere un campanello d’allarme. È diventato uno stimolo, anche psicologico.

 

Secondo lei, quindi, possiamo fidarci di quello che ci dice l'orologio?

Possiamo fidarci del suo trend, non del numero assoluto. Lo sportwatch non ci dice quanto valiamo in senso assoluto, ma ci accompagna giorno dopo giorno, ci avvisa se stiamo migliorando o se qualcosa non va. È un alleato, purché lo si sappia interpretare.

 

Coach Paci, se dovesse sintetizzare tutto in una frase, cosa direbbe?

Direi che il VO2max di laboratorio misura, quello dello sportwatch racconta. Sono due strumenti diversi, entrambi utili, ma con funzioni distinte. E alla fine, quel che conta è come quel numero ci guida nel nostro percorso da runner. Ricordiamoci sempre che i numeri ci aiutano, ma non devono dominarci. L'importante è continuare a correre, capire il nostro corpo e cercare di migliorare un passo alla volta.

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