Torino - È arrivata le neve, riparte la Coppa del Mondo. Che declinata al femminile (in Italia quasi esclusivamente) significa anche e soprattutto Federica Brignone. L’unica azzurra capace di vincerla (2020, mentre esplodeva il Covid), condendola con tre coppette in altrettante discipline (l’ultima in superG la scorsa stagione), 21 vittorie e 56 podi, ma anche 3 medaglie olimpiche e altrettante mondiali, coronando in febbraio con l’oro in gigante a Méribel un inseguimento che durava da 12 anni. Campionessa totale. E donna. Due percorsi lunghi, accidentati, finanche. Ma riusciti. E soprattutto non finiti. La valdostana ce lo racconta da Hintertux, in Austria, dove da cinque giorni fa code chilometriche con i turisti per salire in funivia e condividere la grande passione per lo sci. Ultimi due giorni di allenamento prima dello spostamento a Soelden, dove sabato è in programma il primo gigante. Il suo gigante. Federica ci arriva sorridente, leggera, carica. «Finalmente ho vissuto di nuovo un’estate in salute, facendo tanti sport e divertendomi - racconta -. Non ho dovuto dedicare tutto il mio tempo libero a curarmi, ma ai miei hobby e alle mie passioni. Alla fine una gran figata».
«Tantissime. Ho surfato a Panama e girato per il Paese con lo zaino in spalla, all’avventura. Sono stata in Corsica con la bici insieme a mia mamma. Ovviamente ho passato tempo nella mia amata Sardegna, dove ho iniziato anche la preparazione a secco, dedicandomi al kite e alla mia passione del surf, con un lungo weekend in contatto con la natura, girando in furgone. E sono stata anche tanto a casa, a La Salle, mettendomi in gioco in un torneo di tennis e nel beach volley. E ho camminato tanto in montagna, facendo per la prima volta anche l’Aiguille des Marbrées del Monte Bianco. Insomma, mi sono proprio goduta l’estate e allo stesso tempo allenata tanto e bene. Ah, dimenticavo…».
Cosa?
«Mi sono lanciata nel downhill in bici con il mio fidanzato e gli amici. A La Thuile, Les Arcs e Pila. Paura? Il giusto, ma mi serve per cercare e il limite e restarci dentro. Un buon allenamento anche per lo sci. Si tratta di un continuo adattamento al terreno e a quello che ti trovi sotto, in discesa e con alta velocità. Senza considerare la ricerca delle traiettorie e l’adrenalina. Ci sono tutti i componenti per riprodurre una gara di sci. Se riesci a fidarti lì, su una bici tra le rocce, poi riesci a fidarti ancora di più sugli sci nel tuo elemento, la neve».
Ha dimenticato anche un’altra cosa: i corsi di ballo in Argentina…
(sorride) «Vero, un modo per riempire le serate durante il lungo raduno di settembre in Patagonia, un mese a Ushuaia. Ci siamo divertite un sacco e fatto gruppo. Un ben gruppo».
Con Sofia Goggia che ha dato spettacolo cadendo…
«Lo so che ci chiedete sempre della rivalità tra noi… La verità è siamno siamo grandi, ormai. Parliamo di vestiti e ogni tanto mi chiede pure del fidanzato».
Noi invece le chiediamo della neve: poche ore e sarà già gara.
«Nell’ultimo mese e mezzo ho sciato tanto e bene. E avuto ottime sensazioni. Sono molto soddisfatta di come mi sono avvicinata a questa nuova stagione, anche se ammetto che sono un po’ stanca. È stata una bella tirata».
Obiettivo?
«Vincere. Al primo gradino del podio non ti abitui mai. Sono otto stagioni di fila che ci salgo almeno una volta, arrivare a quota nove è un grande obiettivo. No, non mi voglio fermare».
È una stagione senza grandi eventi come Olimpiadi o Mondiali, tutta concentrata sulla Coppa del Mondo.
«Per me è meglio. Sapete che ho sempre pensato che la grandezza di uno sciatore non si misura nelle medaglie ma nelle coppe conquistate, perché queste arrivano solo con la continuità ad alto livello per mesi e non in un singolo evento. E su più discipline, come piace a me. Non avere i Mondiali o le Olimpiadi dopo tre stagioni stressanti non è un prendersela comoda. Semmai mi dà serenità, perché sai che se va male una gara subito dopo ce n’è un’altra. Ho la tranquillità di inseguire i miei sogni. Che non sono segreti: vincere un’altra coppona. Shiffrin permettendo».