Goggia, regina della velocità: tutte sciano (e pure bene), lei accelera

La campionessa azzurra rifila distacchi abissali nel primo superG della stagione a St.Moritz. Da due anni non vinceva nella specialità, Brignone raggiunta a quota 23: "Ho fatto la differenza nei tratti giusti. Noi teniamo vivo lo sci in Italia”

TORINO - Non fatevi trarre in inganno dal fatto che in superG non vinceva da due anni (Val d’Isére) e tanto meno dal suo commento a caldo, quando s’è detta «un po’ sorpresa» per un successo dalle proporzioni clamorose. Un secondo rifilato alle avversarie sulla Corviglia di St.Moritz, comprese la regina della specialità Lara Gut-Behrami, salita cupa sull’ìultimo gradino del podio nella gara di casa, e il dittatore (uomini compresi) dello sci Mikaela Shiffrin, che ci resta ai piedi nel debutto della velocità, l’obiettivo dichiarato di questa stagione senza medaglie in palio. Tutte sciano (e pure bene), Sofia Goggia accelera.

Sofia Goggia sembra Pecco Bagnaia

Alla prima occasione con gli sci lunghi dopo aver fatto vedere una nuova Goggia (composta, con spalle e piedi sugli sci, le anche in linea per non deragliare) nei tre giganti disputati, la ragazza che vive di emozioni purché sopra i cento all’ora, mette in pista quasi al buio (nevischio e nuviole basse, specie in alto: visibilità lattea) cuore e soprattutto testa («istinto, mi sono dovuta inventare lungo il percorso» la sua definizione), inventando un nuovo modo di vincere. Zero goggiate, anche se tre curve quasi sull’interno non se l’è fatte mancare, pieghe da paura (per le altre), nel luogo del folle weekend di un anno fa, quando si ruppe la mano sinistra (arrivando seconda) e corse a Milano per farsi operare, tornando in tempo per vincere la seconda discesa, il giorno dopo. Adesso sembra Pecco Bagnaia con la Ducati Desmosedici, il torinese bi-campione del mondo della MotoGP che quando e dove c’è da fare la differenza non ha rivali. E che entra in curva con nessuno. Solo che Sofia sotto il sedere ha la neve e due sci che le servono per scivolare. Pardon, accelerare.

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La rivalità Goggia-Brignone

«Non aveva grandissime sensazioni, ero sempre un po’ lunga e fuori linea, però ho preso molto bene le rampe, che sono i motori che ti danno la velocità, e l’ho fatto nei tre punti cruciali della pista. Lì penso di aver fatto la differenza» spiega con imbarazzante semplicità e allo stesso tempo superiorità Sofia, che ha la vera conferma della bontà del lavoro fatto. «Il percorso nel gigante l’ho dovuto intraprendere per forza, perché avevo bisogno di una base tecnica più solida. C’era la curiosità di cominciare con la velocità, ora bisogna andare al massimo anche nelle prossime gare». Oggi la discesa nella quale detiene la Coppa da tre anni (5 vittorie e 8 podi nelle ultime 9, 13 e 18 podi nelle ultime 22), domani il superG bis. Intanto ha ripareggiato i conti (23 vittorie, 6ª in superG) con una Federica Brignone furiosa per il 5° posto a 1”22 e 13 e 19 centesimi dalle rivali per il coppone Shiffrin e Gut-Berhami. «Non sono riuscita a sciare come voglio e sul salto ho perso tantissimo. Non avrei di certo vinto, ma un posto sul podio avrei potuto prenderlo» ruggisce la valdostana mentre la bergamasca sorride al riaccendersi delle domande sulla loro rivalità. «Se ne parla tanto ma siamo sciatrici totalmente diverse: lei molto più tecnica, io velocista. Ben venga però, perché tiene vivo il movimento sciistico in Italia».

Le condizioni di Elena Curtoni

Oggi, ma soprattutto domani, vivremo un altro atto di un dualismo che sta spingendo entrambe a livelli sempre più alti. E che ci fa sognare un altra coppa generale (Fede l’ha vinta nel 2020, questa Sofia se Shiffrin cala non è lontana). Purtroppo in pista non vedremo Elena Curtoni, che sulla pista nella quale un anno fa vinse (davanti alla Goggia rotta) e conquistò un podio apre e quasi chiude subito la sua stagione. La valtellinese attacca male un dosso e viene sparata in aria. Un violento highside, per restare nella metafora motociclistica. Un volo spaventoso che poteva finire molto male. Ginocchia salve, ma le lastre in clinica mostrano la frattura composta dell’osso sacro. Dolorosissima e con un lungo recupero. Per ora in Fisi parlano di «qualche settimana di riposo». È andata ancor peggio a Nina Ortlieb, la figlia d’arte (papà Patrick è stato campione olimpico e del mondo) frenata da gravi infortuni. Tornata al successo a fine della scorsa stagione, in estate ha lanciato la sfida a Sofia per il trono della velocità. Mandando subito segnali forti nelle prove. In riscaldamento, però, è caduta rompendosi tibia e perone della gamba destra.

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TORINO - Non fatevi trarre in inganno dal fatto che in superG non vinceva da due anni (Val d’Isére) e tanto meno dal suo commento a caldo, quando s’è detta «un po’ sorpresa» per un successo dalle proporzioni clamorose. Un secondo rifilato alle avversarie sulla Corviglia di St.Moritz, comprese la regina della specialità Lara Gut-Behrami, salita cupa sull’ìultimo gradino del podio nella gara di casa, e il dittatore (uomini compresi) dello sci Mikaela Shiffrin, che ci resta ai piedi nel debutto della velocità, l’obiettivo dichiarato di questa stagione senza medaglie in palio. Tutte sciano (e pure bene), Sofia Goggia accelera.

Sofia Goggia sembra Pecco Bagnaia

Alla prima occasione con gli sci lunghi dopo aver fatto vedere una nuova Goggia (composta, con spalle e piedi sugli sci, le anche in linea per non deragliare) nei tre giganti disputati, la ragazza che vive di emozioni purché sopra i cento all’ora, mette in pista quasi al buio (nevischio e nuviole basse, specie in alto: visibilità lattea) cuore e soprattutto testa («istinto, mi sono dovuta inventare lungo il percorso» la sua definizione), inventando un nuovo modo di vincere. Zero goggiate, anche se tre curve quasi sull’interno non se l’è fatte mancare, pieghe da paura (per le altre), nel luogo del folle weekend di un anno fa, quando si ruppe la mano sinistra (arrivando seconda) e corse a Milano per farsi operare, tornando in tempo per vincere la seconda discesa, il giorno dopo. Adesso sembra Pecco Bagnaia con la Ducati Desmosedici, il torinese bi-campione del mondo della MotoGP che quando e dove c’è da fare la differenza non ha rivali. E che entra in curva con nessuno. Solo che Sofia sotto il sedere ha la neve e due sci che le servono per scivolare. Pardon, accelerare.

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