Quella che partirà domenica 10 settembre sarà l’edizione numero 14 del TOR 330-Tor des Géants. Al via sono attesi circa 1.100 atleti, provenienti da 71 nazioni a conferma della solida reputazione che la gara ha saputo conquistarsi nei cinque continenti. A mettere alla prova i corridori sarà il tradizionale tracciato di 330 chilometri lungo le Alte vie 1 e 2 della Valle d’Aosta, con partenza e arrivo a Courmayeur e con un dislivello positivo di circa 24.000 metri. Nel corso degli anni il percorso è rimasto sostanzialmente immutato, con solo qualche piccolo aggiustamento soprattutto per approfittare dei nuovi rifugi costruiti nei pressi del percorso. Particolare attenzione viene inoltre dedicata al rispetto dell’ambiente. Il progetto EcoloTOR, portato avanti con la Cooperativa Erica, prevede l’utilizzo di materiali riciclabili o biodegradabili per i ristori, ma anche l’utilizzo di cisterne e non di bottiglie per la distribuzione dell’acqua nei ristori in quota, la rigorosa raccolta differenziata dei rifiuti e il servizio di ecoscope che chiude il percorso raccogliendo non solo quanto eventualmente gettato dai corridori ma tutti i rifiuti che si incontrano.
Anno 2010: una sfida mai immaginata prima
Nel 2009 venne effettuata un’edizione test, con quattro corridori “normali” scelti per testare la fattibilità di una corsa fino a quel momento inimmaginabile e i tempi di percorrenza. La prova ebbe esito positivo e il team organizzativo già allora guidato da Alessandra Nicoletti, diede fuoco alle polveri. La prima edizione del Tor des Géants si disputò nel 2010 con la partecipazione di 300 impavidi atleti che osarono cimentarsi in un’impresa senza precedenti e, al tempo, ritenuta ai limiti delle possibilità umane. Invece furono ben 172 i finisher, più della metà dei partenti. Una percentuale che, curiosamente, è rimasta stabile nel tempo: mai infatti i finisher sono stati meno del 50% degli atleti al via e solo in un’occasione (nel 2021) è stato superato di poco il tetto del 60%. Il successo dell’edizione inaugurale conquistò l’interesse degli ultramaratoneti di tutto il mondo, che iniziarono a iscriversi in numero sempre più importante fino a costringere gli organizzatori a ricorrere al sorteggio per assegnare i pettorali a disposizione. Nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, i preiscritti furono addirittura 2.600.
Dal 2017 si corre il TOR130 - Tot Dret, che ricalca i 130 chilometri conclusivi del Tor des Géants da Gressoney a Courmayeur. Si corrono invece dal 2019 il TOR450 - Tor des Glaciers, 450 chilometri lungo le Alte Vie 3 e 4 della Valle d’Aosta e il TOR30 - Passage au Malatrà, 30 km da Bosses a Courmayeur scavalcando il Colle del Malatrà, l’ultimo e ormai leggendario valico sul percorso del Tor des Géants.
I campioni anno per anno
I primi a iscrivere il proprio nome nell’Albo d’oro della gara, nel 2010, furono i due fratelli altoatesini Ullrich e Anne Marie Gross che impiegarono rispettivamente 80h27’ e 91h19’, tempi che ancora oggi assicurano posizioni di assoluto rilievo nella graduatoria finale. Anno dopo anno il TOR ha incoronato campioni accomunati dalla scelta di “sacrificare” buona parte della stagione agonistica proprio per correre da protagonisti sui sentieri valdostani.
Nel 2011 vinse lo svizzero Jules Henry Gabioud dopo la squalifica del connazionale Marco Gazzola dovuta a un incredibile errore percorso negli ultimissimi chilometri di una gara che aveva dominato. Gazzola, che riconobbe subito lo sbaglio, diventò un beniamino del pubblico e tornò al TOR anche negli anni successivi sia come concorrente che in veste da volontario. L’anno successivo la vittoria arrise allo spagnolo Oscar Perez, che conquistò il pubblico per modestia ed empatia. Perez fu protagonista anche nel 2013. In quell’occasione, però, giunse secondo per pochi minuti alle spalle del formidabile connazionale Iker Karrera capace di stampare un tempo di 70h04 che per diversi anni rimase il record del percorso. Il 2014 fu l’anno della prima vittoria del valdostano Franco Collè, giunta al termine di una entusiasmante cavalcata solitaria. Il maltempo fu protagonista del TOR 2015. Primo a raggiungere il traguardo fu uno stremato Patrick Bohard, incapace perfino di correre gli ultimi metri di gara nonostante l’affetto di un pubblico più caloroso che mai. La notte seguente la gara venne interrotta e i concorrenti classificati secondo le posizioni acquisite al momento dello stop in qualunque tratto del percorso si trovassero. Il meteo tornò ad essere clemente con i corridori nel 2016, anno della vittoria a sorpresa di Oliviero Bosatelli. Il vigile del fuoco bergamasco, accolto all’arrivo da un rumorosissimo gruppo di suoi conterranei, ebbe ragione sull’indomabile Oscar Perez, ancora una volta a podio. Pur migliorando sensibilmente il suo crono, nel 2017 Bosatelli non potè contrastare il fenomenale Javier Dominguez. L’atleta basco corse infatti in 67h52, frantumando il precedente record del percorso. Da ricordare la drammatica ultima notte di gara con il clamoroso ritiro di Franco Collè, in quel momento al comando, a poche decine di chilometri dall’arrivo. Collè si riprese però lo scettro l’anno successivo, tenendo a bada lo scatenato canadese Galen Reynolds. Il 2019 è l’anno del bis di Oliviero Bosatelli (secondo ancora Galen Reynolds), che si conferma protagonista assoluto di questa corsa. La pandemia non consente la disputa del TOR nel 2020, ma l’anno successivo si riparte alla grandissima. Nel 2021 Franco Collè sigla, infatti, un fantastico tris (unico atleta maschio a riuscirci fino a oggi) a tempo di record: 64h43’.57” Un crono che solo un grandissimo campione potrà sperare di migliorare in futuro. Il 2022 vede invece la vittoria dello svizzero Jonas Russi, capace di approfittare del ritiro di Collé a inizio gara. Dietro di lui un tandem composto da Simone Corsini e Andrea Macchi.
Le campionesse anno per anno
Le migliori ultratrailer del mondo hanno iscritto il proprio nome sull’Albo d’oro della gara. Le prime due edizioni sono state vinte dalla altoatesina Anne Marie Gross in entrambi i casi con distacchi considerevoli, intorno alle 10 ore sulle seconde classificate, rispettivamente Julia Boettger e Patrizia Pensa. Nel 2012 è Francesca Canepa a presentarsi per prima sul traguardo, facendo registrare il tempo di 85h33, che a lungo sarà il riferimento per le atlete più veloci. L’atleta valdostana si ripete l’anno successivo dopo un appassionante duello con la spagnola Nerea Martinez. Il 2014 è l’anno di Emilie Lecomte: l’atleta francese sfiora il record della Canepa (85h53 il suo tempo) e precede due campionesse che lasceranno il segno negli anni successivi: Lisa Borzani e la svizzera Denise Zimmermann. Proprio quest’ultima fa sua l’edizione 2015 del TOR, arrivando per prima a Ollomont, dove le prime della femminile vengono fermate dal maltempo. Il 2016 e il 2017 sono gli anni della splendida doppietta di Lisa Borzani. La veneta trapiantata in Valle d’Aosta batte nel 2016 la canadese Stephanie Case e l’anno successivo la spagnola Silvia Trigueros Garrote. Per l’iberica, però, l’appuntamento con la vittoria è solo rimandato. La Trigueros stravince, infatti, l’edizione 2018 del TOR e si ripete l’anno successivo abbassando il record femminile della gara fino a 85h23. Dopo lo stop obbligato dalla pandemia, la fortissima basca si ripresenta al via e vince ancora una volta nel 2021, conseguendo così una straordinaria tripletta. Al secondo posto giunge la bergamasca Melissa Paganelli. A scombinare i piani di poker dell’atleta basca, nel 2022, è stata però la britannica Sabrina Verjee, al traguardo con il tempo stratosferico di 80h19’38”, prima donna a scendere sotto le 85 ore.