Hanno ragione. Hanno cento volte ragione. I medici e gli operatori sanitari dell’Ospedale Amedeo di Savoia non vogliono essere chiamati eroi. Sono uomini e donne che, al pari dei loro colleghi in tutto il Paese, ogni giorno e ogni notte, in condizioni durissime, combattono il virus in corsia perché questo è ciò che vogliono fare. Perché li spingono la forza e il coraggio che hanno in corpo. Perché non vogliono retoriche etichette stampigliate sui loro camici, ma tute, mascherine, respiratori, caschi, apparecchiature che rendano sempre più efficienti il reparto di terapia intensiva del nosocomio torinese.
La risposta dei nostri lettori, delle aziende, del mondo del lavoro e dell’economia alla sottoscrizione per l’Amedeo di Savoia, che Tuttosport ha lanciato e Comune e Regione hanno sostenuto, è stata straordinariamente concreta. Dio solo sa quanto questa risposta rincuori e sostenga gli uomini e le donne che lavorano in Corso Svizzera, 164, Torino, a poche centinaia di metri dalla sede del nostro giornale.
Se è vero che lo sport è una metafora della vita, l’azione solidale di chi ama lo sport e questo giornale, torinese, piemontese, nazionale che lo sport racconta da 75 anni, è l’azione forte, generosa, tangibile di chi non molla. Di chi non s’arrende e vuole spingere verso la meta la squadra dei medici, degli infermieri, degli operatori delle ambulanze, degli addetti alle pulizie. Duecentomila grazie per questa squadra sono tanti e non sono mai troppi. Il traguardo che abbiamo tagliato è corroborante. Ora si trasformi in un’inarrestabile ripartenza.