Harry Hillman, il velocista americano che calò il tris in casa sua

Nell'edizione a cinque cerchi del 1904 vinse la medaglia d'oro nei 400 metri, nei 400 ostacoli e nei 200 ostacoli. Gli Stati Uniti gli danno l'addio il 9 agosto 1945, mentre il loro esercito sgancia la bomba nucleare su Nagasaki
Harry Hillman, il velocista americano che calò il tris in casa sua© AFPS

Il 9 agosto 1945 gli Stati Uniti salutano commossi uno dei più grandi pionieri dello sport olimpico a stelle e strisce. Nella città di Hanover, stato del New Hampshire, scompare infatti a 63 anni Harry Hillman, straordinario protagonista soprattutto ai Giochi di Saint Louis 1904. Nato a New York, il velocista americano nell'edizione a cinque cerchi casalinga centra un incredibile tris, vincendo la medaglia d'oro nei 400 metri, nei 400 ostacoli e nell'allora disciplina dei 200 ostacoli. Un bottino, per di più, accresciuto quattro anni più tardi, grazie all'argento ancora nei 400 ostacoli alle Olimpiadi di Londra. Terminata la carriera tra le corsie, Hillman intraprende quella di coach di atletica leggera presso il Dartmouth College, portando all'oro olimpico nel 1920 l'ostacolista Thomson. Tra i suoi segreti, narrano le cronache dell'epoca, una dieta riservata a tutti i suoi atleti a base di uova crude.

Secondo attacco nucleare a Nagasaki: il bilancio sarà di oltre 200mila vittime

L’obiettivo prestabilito era Kokura, uno dei principali arsenali navali del Giappone, ma le cattive condizioni meteorologiche costrinsero l’equipaggio statunitense a puntare verso quello di riserva, la città portuale di Nagasaki. La mattina del 9 agosto 1945 il Boeing B-29 si alzò in volo e con esso la seconda bomba atomica, “Fat Man”: esplose a 470 metri di altezza alle 11.02, sulla zona industriale della città. Complici le colline sulle quali sorgeva e il fatto che la bomba venne sganciata 4 km più a nord rispetto al previsto, nella valle di Urakami, gran parte della città fu salva. Ma come tre giorni prima a Hiroshima, il numero delle vittime fu elevatissimo: circa 40.000 morti all’istante, cui si devono aggiungere le migliaia di morti a causa dell’esposizione alle radiazioni nei mesi seguenti. Tra i due attacchi, che costrinsero il Giappone alla resa e portarono alla fine del secondo conflitto mondiale, le vittime superano quota 200.000.

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