La Federazione Pugilistica Italiana sospende gli incontri a Roma

La decisione viene presa il 4 settembre 1945 in seguito ad alcuni gravi incidenti. Nello stesso giorno, comincia la resa delle truppe giapponesi in seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale
La Federazione Pugilistica Italiana sospende gli incontri a Roma© ANSA

A seguito dei gravi incidenti avvenuti nella riunione svoltasi domenica scorsa allo stadio Nazionale, la Federazione Pugilistica Italiana ha aperto un'inchiesta. Pertanto, e fino a nuovo ordine, è sospesa l'effettuazione delle riunioni professionistiche nella città di Roma”. E' un comunicato duro quello che, il 4 settembre 1945, viene diramato dalla F.P.I. in seguito ai disordini registrati a bordo ring in occasione di un prestigioso evento andato in scena nella capitale: tafferugli e sedie divelte hanno infatti imposto lo stop temporaneo all'attività di un movimento che, all'epoca, viveva quasi esclusivamente intorno alla stagione all'aperto. Un episodio non certo isolato a Roma, città che nelle settimane precedenti aveva vissuto anche concitate invasioni di pista durante corse ippiche e, addirittura, l'esplosione di una bomba a mano sul campo della squadra di calcio dell'Appio.

Le truppe giapponesi si arrendono al nemico

Nonostante la firma della resa incondizionata e la conseguente fine formale della Seconda Guerra Mondiale, alcuni soldati giapponesi, ribattezzati “soldati fantasma”, si rifiutarono di sottrarsi al controllo dei territori occupati, convinti che la dichiarazione fosse propaganda oppure che la resa fosse contro il proprio codice. I primi ad arrendersi furono, il 4 settembre 1945, i componenti delle truppe dell’isola di Wake, un possedimento statunitense posto a metà strada tra le Hawaii e le Filippine che i nipponici avevano conquistato nel dicembre del 1941 al termine di una battaglia lunga due settimane. L’ultimo “soldato fantasma” conosciuto, Teruo Nakamura, emerse dal suo nascondiglio in Indonesia addirittura nel dicembre del 1974: poiché non era giapponese, ma nato sull’isola di Formosa (Cina), il governo nipponico non gli conferì nessun riconoscimento speciale, ma si limitò a versargli gli arretrati della sua paga di soldato, pari a 227 dollari.

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