E' sempre Inter-Juve: anche nel '45 una velenosa coda polemica

All'Arena termina 2-2 tra nerazzurri e bianconeri, ma a tenere banco su Tuttosport del 18 novembre è l'arbitraggio. Nello stesso giorni si registra una sanguinosa evasione di massa dal carcere di Alghero
E' sempre Inter-Juve: anche nel '45 una velenosa coda polemica© ANSA

Inter-Juve è sempre Inter-Juve. Anche il 18 novembre 1945, quando va in scena un infuocato scontro al vertice in campionato. Una partita con rumorosi strascichi polemici per la direzione di gara. “La Juventus domina e dà spettacolo all'Arena, ma subisce il più strano dei pareggi: chi ha arbitrato, Scorzoni o la folla?”, si domanda in prima pagina Tuttosport il giorno seguente. Il racconto del 2-2 è affidato a Renato Casalbore: «Al 41' della ripresa Fabbri opera un tentativo di discesa e Rava lo affianca. Dai nostri posti si ebbe l'impressione che i due giocatori superassero il limite estremo del terreno, e che anche il pallone varcasse la linea di fondo. I difensori si arrestarono e moltissimi videro il giudice di linea alzare la bandiera, ma qui sopravvenne l'imprevisto. Fabbri spinse la palla in area e Penzo segnò: tutti attendemmo che l'arbitro non tenesse conto di una rete che a nessuno poteva apparire regolare, ma Scorzoni fece segno di portare il pallone al centro del campo».

Evasione di massa dal carcere di Alghero

Quella del 18 novembre 1945 è una data tristemente impressa nella memoria collettiva degli italiani. Alle ore 3:30, nel cuore della notte, un'evasione di massa nel carcere di Alghero si lasciò infatti alle spalle i cadaveri di cinque agenti di custodia. Quella domenica l'appuntato Paolo Pittalis e gli agenti Ugo Caridi, Giovanni Bacchiddu e Salvatore Soro erano pronti a eseguire il consueto appello dei detenuti, quando due di essi armati di rudimentali coltelli li aggredirono di sorpresa. L'iniziativa si trasformò in una vera e propria sommossa: i quattro agenti furono sottoposti a ogni tipo di violenza e anche il brigadiere Ettore Scalas, che cercò di intervenire in soccorso dei colleghi, venne a sua volta sopraffatto e ucciso. La sua azione eroica bloccò parzialmente l'evasione, ma una decina di reclusi riuscì comunque a fuggire dalle mura del carcere.

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