Unione Velocipedistica Italiana: un Congresso atteso, ma per nulla risolutivo

L'11 dicembre 1945 l'incontro di Bologna si rivela interlocutorio e serve solo a nominare un Consiglio provvisorio di reggenza e a rimandare i contenuti all'anno nuovo. Solo quel giorno fu ufficialmente chiuso il campo di concentramento Ferramonti, il più grande presente in Italia
Unione Velocipedistica Italiana: un Congresso atteso, ma per nulla risolutivo© ANSA

L'11 dicembre 1945, a Bologna, si tiene il tanto atteso Congresso della Federazione Ciclistica Italiana, che a partire da quel momento tornerà ad assumere la denominazione di Unione Velocipedistica Italiana. L'incontro sarebbe dovuto servire a gettare le basi per ricostruire un solido movimento dopo le macerie della Seconda Guerra Mondiale, ma nell'occasione ci si limitò a nominare un Consiglio provvisorio di reggenza e a indire un nuovo Congresso da tenere entro il 20 gennaio dell'anno seguente. Il Consiglio, presieduto da Bertolino, vide al proprio interno Gelpi, Drusiani, Cristiani, Raimondi e il presidente dei Direttori di Zona. A questi ultimi venne consegnato un questionario sul sistema di votazione da adottare e sulle modifiche da apportare allo statuto, affinché il successivo Congresso risultasse più operativo. Venne inoltre stabilito che i dimissionari Rodoni e Baldassarre continuassero a operare da funzionari per il Comitato Alta Italia e per quello del Centro-Sud.

"Ferramonti, il campo sospeso": la storia ha dimenticato il più grande lager del nostro Paese

“I grandi storici non si sono mai preoccupati di questa vicenda: in Italia sono stati scritti anche dei libri, ma su quelli di storia non trova una collocazione”. Così parla Cristian Calabretta, regista del documentario “Ferramonti, il campo sospeso” dedicato al campo di concentramento per ebrei costruito per volere del regime fascista nel 1940 nel profondo sud calabrese, a Ferramonti di Tarsia. Fu il più grande mai esistito nel nostro Paese: non fu un campo di sterminio, ma di internamento, un luogo di prigionia in cui furono racchiusi oltre 2000 ebrei. Il campo fu liberato dagli inglesi nel 1943, ma fu ufficialmente chiuso soltanto l’11 dicembre 1945. Oggi di quel campo rimane solo qualche baracca, ma Calabretta è riuscito a raccontarne la storia anche attraverso le interviste ai sopravvissuti. Ha scelto il termine “sospeso”, non certo nella memoria di chi ha vissuto quella drammatica esperienza, ma nel ricordo contemporaneo e sui libri di storia.

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