VV.FF. Spezia e A.C. Spezia: fusione sì, fusione no

Il 29 dicembre 1945 il sodalizio tra le due società viene ratificato, per poi essere rivisto meno di un mese dopo a causa del mancato pagamento della tassa d'iscrizione da parte dei Vigili del Fuoco. E quel giorno la rivolta siciliana sfocia nella battaglia di San Mauro
VV.FF. Spezia e A.C. Spezia: fusione sì, fusione no© ANSA

Il ritorno al regolare svolgimento del campionato, nel 1945/1946, rappresenta un momento critico per il calcio spezzino. La Federazione, in estate, inserisce lo Spezia tra le squadre aventi diritto alla Serie B insieme ai concittadini dell'Enal Comunale Spezia, poi divenuto Ausonia La Spezia. Ma il club, in virtù del sesto posto nella Serie B del 1942/1943 e soprattutto del campionato di guerra vinto dal 42º Corpo Vigili del Fuoco, chiede l'ammissione in Serie A. La Figc non rivede, però, le sue posizioni e, anzi, arriva ad annullare per motivi burocratici la fusione tra VV.FF. Spezia e A.C. Spezia: il 29 dicembre 1945, in un primo momento, la sinergia tra le due società viene ratificata, quindi il 26 gennaio 1946 viene spazzata via dal mancato pagamento della tassa d'iscrizione da parte dei Vigili del Fuoco. Il club, duramente provato dalle difficoltà dell'epoca, si iscrive così al successivo campionato di Prima Divisione ligure in segno di protesta.

La battaglia di San Mauro per l'indipendenza della Sicilia

Una sessantina di giovani dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (Evis) guidata da Concetto Gallo da una parte, le truppe dell’esercito del Regno d’Italia, circa 3.000 uomini comandati dal generale Rosario Fiumara e dotati di mezzi e armi pesanti, dall’altra: questi i due schieramenti di quella che storicamente è ricordata come “la battaglia di San Mauro”, evento bellico che scoppiò il 29 dicembre 1945 a Caltagirone (provincia di Catania) e che dopo un’intera giornata si concluse con la vittoria delle truppe italiane. Questo episodio segnò la fine delle ambizioni dei dirigenti del Separatismo Siciliano, ma da esso scaturì anche un “pactum” non troppo segreto nel quale furono tracciati, dai separatisti e dal Governo, i contenuti di quello Statuto che avrebbe concesso larghe forme di autonomia alla Sicilia, formalizzato con un decreto legislativo sottoscritto nel maggio dell’anno successivo.

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