Lo sport italiano ancora diviso tra Nord e Sud

Su Tuttosport del 19 gennaio 1946 il direttore Casalbore presenta il quadro dello sport italiano ancora lacerato dopo la conclusione della guerra. Nello stesso giorno, sull'esempio di quelli nati in Europa, viene istituito il tribunale militare internazionale per l’Estremo Oriente, che avrà vita breve
Lo sport italiano ancora diviso tra Nord e Sud

A tenere banco, sulla prima pagina di Tuttosport del 19 gennaio 1946, è lo scenario politico all'interno dello sport italiano, ancora lacerato e diviso dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. «L'ordine del giorno votato, dopo due sedute, dai commissari per l'Alta Italia delle federazioni sportive prelude, se non sopraggiungeranno ravvedimenti, a una deprecabile scissione – il commento del direttore Renato Casalbore –. Sarà ben difficile che i commissari per il centro-meridione recedano dalle dimissioni date al reggente del Coni. In tal caso quale situazione si offrirà allo sport italiano? Nove mesi non sono bastati (e forse non potevano bastare) all'unificazione dello sport italiano, il quale risente della situazione generale del Paese per quella deprecabile linea gotica che ha diviso l'Italia in due tronconi».

Un tribunale militare post bellico anche per l'Oriente

Il primo tentativo risale al trattato di Versailles, al termine del primo conflitto mondiale, in cui furono inserite numerose indicazioni per sottoporre a un processo sovranazionale l’imperatore tedesco e, in generale, per perseguire i criminali di guerra. Erano stati previsti più di ventimila processi che, però, non ebbero mai luogo per ragioni essenzialmente politiche. Altri due tentativi furono esperiti tra le due guerre, ma per poter vedere l’effettiva costituzione di un organo giurisdizionale internazionale bisogna attendere l’Accordo di Londra (1945), sottoscritto dalle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale e istituito per svolgere “crimini contro la pace, crimini di guerra e contro l’umanità”. Poi passato alla storia come l’insieme di giudizi del Processo di Norimberga che riguardò 15000 persone. In quest’ottica, il 19 gennaio 1946 fu promulgata a Tokyo dal Comandante Supremo delle Forze Alleate per il Pacifico, Douglas Mac Arthur, una carta identica a quella di Londra per l’istituzione di un tribunale militare internazionale per l’Estremo Oriente, che, però, processò soltanto 28 persone: anche in questo caso si trattò di organo gestito in comune dalle potenze vincitrici che esercitavano (in Germania come in Giappone) un potere sovrano sui territori occupati.

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