Il mondo del bowling scopre gli Automatic Pinspotter

Il 5 aprile 1946 l’American Bowling Congress approva il primo raccoglitore automatico di birilli, a prendere il posto dei tradizionali “pin’s boy”. Nello stesso giorno, l'assessore Braggio pone le basi per la rinascita di Verona
Il mondo del bowling scopre gli Automatic Pinspotter© EPA

C'è un momento preciso, nella storia e nell'evoluzione del bowling, in cui si è passati dall'epopea delle orgini ai tempi moderni della disciplina. E questo momento è riconducibile al 5 aprile 1946, giorno esatto in cui l’American Bowling Congress approvò il cosiddetto Automatic Pinspotter, il primo raccoglitore automatico di birilli a prendere il posto dei tradizionali “pin’s boy”. L’invenzione del dispositivo si deve a Fred Schmidt, che per oltre dieci anni lavorò alacremente per perfezionare il proprio progetto iniziale. Il primo modello, addirittura, lo confezionò mettendo insieme diversi materiali e componenti di recupero. Soltanto in un secondo momento decise di rivolgersi all’American Machine & Foundry Company per avere un finanziamento: nel 1937 l’Amf acquistò i diritti di brevetto e perfezionò il pinspotter automatico fino proprio a quel 5 aprile 1946, quando venne approvato anche dall’Abc, anche se i primi raccoglitori furono installati soltanto nel 1952. Per la gioia e la comodità dei circa 95 milioni di appassionati che oggi praticano il bowling in tutto il mondo.

Braggio pone le basi per la rinascita di Verona

Grande lungimiranza e moderno modo di vedere circa il possibile sviluppo economico di una Verona disastrata dopo la guerra, cui si aggiunge massima attenzione per l’agricoltura e per il mondo del lavoro: c’è tutto questo nell’articolo pubblicato il 5 aprile 1946 su “Verona Libera” a firma di Guido Braggio, a quell’epoca assessore all’Annona (sezione della pubblica amministrazione che si occupa del rifornimento di generi alimentari e di prima necessità, ndr) della città e Commissario dei Magazzini Generali. Egli prospettava infatti, per lo sviluppo economico della città scaligera, l’istituzione di un mercato ortofrutticolo e di una zona agricolo industriale “munita anche di mercato all’ingrosso e di spazi per il transito del bestiame, di un nuovo macello e di impianti per la lavorazione di frutta, verdura, carni e altro”. Il tutto, mirando nel contempo a creare occupazione, in linea con i suoi principi di solidarietà. Il contenuto di questo celebre articolo divenne anche una proposta che Braggio espose al Consiglio comunale di Verona il 18 giugno 1946 e per la quale ricevette parole di ringraziamento non solo dal sindaco Aldo Fedeli, ma anche dal presidente della Camera di Commercio Guglielmo Bertani.

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