Vanderlei, il primo campione ufficiale in Brasile

Ex calciatore ed allenatore, il centrocampista nato il 7 aprile 1946 conquistò con l'Atletico Mineiro il Primeiro Campeonato Nacional de Clubes in patria. Nello stesso giorno, a Milano, si conclude la prima tornata elettorale del dopoguerra
Vanderlei, il primo campione ufficiale in Brasile© REUTERS

Prima calciatore e poi allenatore, Vanderlei Paiva Monteiro – per tutti, semplicemente, Vanderlei – debuttò tra i grandi con l'Atletico Mineiro nel 1966, partecipando quindi alla straordinaria stagione del 1970 che vide il club brasiliano vincere il campionato statale e all'anno successivo in cui mise in bacheca il Primeiro Campeonato Nacional de Clubes grazie al quale entrò nella storia come primo campione ufficiale del Brasile. La militanza nell'Atletico di Vanderlei, nato a Tres Coracoes il 7 aprile 1946, durò altre quattro annate, quindi nel 1977 si trasferì alla Ponte Preta e poi al Palmeiras. Con il Brasile, invece, debuttò nel 1968 e, nel 1975, ottenne la convocazione per la Copa America che i verdeoro conclusero al terzo posto. Appesi i proverbiali scarpini al chiodo, Vanderlei iniziò un lungo peregrinare in panchina che lo portò a 19 esperienze differenti tra il 1983 ed il 2011, anno della sua ultima avventura alla guida del Crac di Catalao.

A Milano si conclude la prima tornata elettorale del dopoguerra

Con il voto per il Consiglio comunale, il 7 aprile 1946 si conclude nella città di Milano la prima tornata elettorale del dopoguerra: sono le prime libere consultazioni per le elezioni amministrative, preludio all’appuntamento del 2 giugno che sancirà la nascita della Repubblica. Il volto del sindaco socialista della Milano liberata Antonio Greppi viene scelto come immagine del “vento del nord”, perché capace di dare sin da subito un senso alla parola ricostruzione, di cui la città ha estremamente bisogno. Il primo cittadino, infatti, si trova di fronte una situazione molto difficile, in cui è necessari tutta la solidarietà sperimentata nel Cln per porre mano ai gravi problemi che avevano colpito la cittadinanza che, in primis, disponeva di una ragione giornaliera di 50 grammi di pane per persona. E anche la situazione edilizia era disastrosa, 1.400 i palazzi distrutti, 250.000 i locali da riparare, il 65% degli edifici storici (tra cui la Scala e Palazzo Marino) gravemente danneggiato. A questi, si aggiungevano anche i problemi legati alla criminalità, la violenza politica della “volante rossa” e la delinquenza comune.

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