A Milano nasce la prima edizione del dopoguerra del Giro d'Italia

Una riunone nel capoluogo lombardo, l'11 aprile 1946, svela i dettagli della corsa rosa di quell'anno, composta da 17 tappe per complessivi 3.049 chilometri. Nello stesso giorno, si tiene il discorso di Pio XII ai dirigenti della Croce Rossa Americana
A Milano nasce la prima edizione del dopoguerra del Giro d'Italia© LAPRESSE

L'11 aprile 1946, nel corso di una riunione andata in scena a Milano, vengono svelati i dettagli della 29ª edizione del Giro d'Italia, la prima dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. La corsa rosa sarebbe scattata il successivo 15 giugno proprio dal capoluogo lombardo, per terminare ancora a Milano il 7 luglio a conclusione di 17 tappe e 3.049 chilometri complessivi. La gara avrebbe risentito degli strascichi bellici, con soltanto 79 ciclisti al via e tutti di nazionalità italiana: conclusero quella edizione del Giro in 40, con il successo di Gino Bartali per appena 47” nella classifica generale sul grande rivale Fausto Coppi. A completare il podio Vito Ortelli, leader fino a cinque frazioni dalla conclusione, ma alla fine relegato ad oltre 15' di distacco dai due mostri sacri del pedale italiano. A Bartali, a corredo, anche la maglia di vincitore della graduatoria dei Gran Premi della Montagna.

Il discorso di Pio XII ai dirigenti della Croce Rossa Americana

«L’uniforme che indossate richiama una storia di servizi umani, nella quale ognuno può leggere pagine e pagine di laboriosi sacrifici di tempo, di risorse e di dedizione per il sollievo delle infelici vittime della guerra e di altre calamità nazionali e mondiali»: comincia così il discorso che sua Santità Pio XII rivolge, l’11 aprile 1946, a un gruppo di dirigenti della Croce Rossa Americana giunti in Vaticano. E continua: «Dietro al vostro piccolo gruppo e ad altri simili ci sono milioni di giovani e di vecchi i cui profondi sentimenti di umana simpatia e di effettiva carità rendono possibile il lavoro della Croce Rossa Americana, ed hanno trovato un’eco nei cuori riconoscenti dei compagni di sofferenza in tutto il mondo». Fino all’augurio prima del ritorno a casa: «Dopo che avete ben compiuta la vostra opera, è più che naturale che voi pensiate con gioia anticipata al vostro ritorno in patria. Ma il vostro compito di carità non finisce mai, perché la pace deve trovare il suo fondamento sicuro nella carità universale. Sant’Agostino, infatti, ci ricorda che “La carità ci tiene sempre debitori. È l’unico debito che quotidianamente pagato, rimane insoluto”».

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