L'incredibile storia di Serafino, professione tifoso

Il 23 maggio 1946, a Milano, nasce Giuseppe Serafini, l'iconico sostenitore a lungo presente sugli spalti dei campi di calcio e basket, ma anche sulle tribune del tennis. Nello stesso giorno, negli Stati Uniti, scompare la pittrice Mary Fairchild
L'incredibile storia di Serafino, professione tifoso© LAPRESSE

La storia di Giuseppe Serafini, per tutti soltanto “Serafino”, è una delle più singolari nella storia dello sport italiano. Nato a Milano il 23 maggio 1946 e scomparso a Palermo nel 1980, l'imponente personaggio ha esercitato nella sua vita la professione di tifoso. Negli anni Settanta, infatti, fu ingaggiato da molte società per rianimare le proprie tifoserie: a partire dalla Ignis nel basket per proseguire nel calcio con Inter, Milan e Juventus. E con il Palermo di Renzo Barbera, il presidente rosanero che lo ingaggiò per sollevare l'umore dei propri sostenitori. Una caricatura di Serafino compare nell'album Calciatori Panini del 1974/1975, mentre una sua foto è stata pubblicata anche su Newsweek. Legò quindi una cospicua parte della sua “carriera” ai colori della Pistoiese, società seguita durante l'epopea delle promozioni dalla Serie D alla Serie A, oltre che a quelli azzurri della Nazionale: in occasione delle partite dell'Italia si presentava munito di tamburo, maglietta ufficiale, corni, cappellone e piatti per far tutto il proprio sostegno alla squadra, divertendo al contempo il pubblico sugli spalti e anche quello da casa, grazie alle frequenti inquadrature della Rai. Oltre che agli incontri di calcio, Serafino era solito presenziare anche ai maggiori incontri di tennis, come in occasione della finale di Coppa Davis 1979 tra Stati Uniti e Italia a San Francisco, quando entrò in campo per un breve e divertente siparietto con John McEnroe.

La straordinaria parabola della pittrice Mary Fairchild

Nata a New Heaven nel 1858 e scomparsa a Bronxville il 23 maggio 1946, Mary Fairchild è stata una delle più influenti paesaggiste e ritrattiste americane. La sua parabola è iniziata alla Scuola d'arte di Saint Louis, in cui ha ottenuto la possibilità di andare a studiare a Parigi presso l'Académie Julian, dove fu allieva del pittore Carolus-Duran e seguì i corsi di Robert-Fleury. Nel 1888 ha sposato il pittore e scultore Frederick William MacMonnies, che le diede una figlia e dal quale divorziò venti anni dopo, per poi risposarsi con il pittore Will Hicok Low. Ha avuto un suo piccolo atelier personale al numero 11 di Impasse du Maine, oggi annesso al Museo Bourdelle, mentre nel 1892 è stata avvicinata dall'agente di Bertha Palmer, famosa promotrice del "Woman's Building", che le propose di realizzare, per l'Esposizione mondiale della Columbia del 1893 a Chicago, uno degli affreschi previsti per la sistemazione interna. Fairchild ha vinto inoltre per due volte una medaglia d'oro a Rouen, nel 1903 e nel 1911, ma ne ha ottenuta una anche a Dresda nel 1902 ed a Marsiglia nel 1905. La "Society of American Artists", inoltre, le ha conferito il premio "Julia Shaw" nel 1902 ed in seguito è divenuta un membro della "National Academy of Design".

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