Il primo giorno di riposo al Giro d'Italia innesca, su Tuttosport del 19 giugno 1946, una riflessione sui tempi che cambiano anche in seno alla corsa rosa. «Giorni di paese, il paese purgativo, dopo tre giorni di vita faticosa al Giro. Prime meditazioni: com'è questo Giro? Ripensando a tanti altri, nulla appare granché cambiato se non nel senso che tutto appare invecchiato – la spiegazione di Carlo Bergoglio in prima pagina –. Voi direte, con facile ironia, che sono invecchiato io, questa è la storia. Non è soltanto questo. Non vi è più, per esempio, il pittoresco, direi il picaresco del Giro. Non vi sono più quei vecchi e cari giovani che erano gli “isolati”. Non vi sono oggi che “raggruppati”. I giovani d'allora sono imborghesiti, sono coalizzati, si sono coagulati. Non sono più, è vero, sbrindellati, non si lavano più da sé le maglie, né si rattoppano i tubolari nei giorni di riposo. Ma sono dei branchi, hanno perso la loro personalità, la loro libertà: debbono anch'essi dare la ruota al loro caposcuola, forare quando quello fora».
Nasce il tricolore senza lo stemma sabaudo
Il 19 giugno 1946 rappresenta il giorno in cui la bandiera dell’Italia viene ufficialmente modificata, in conseguenza della nascita della Repubblica. Grazie al decreto ratificato dal presidente del Consiglio dei ministri di quella data, infatti, rispetto al precedente vessillo monarchico viene eliminato lo stemma sabaudo al centro. Una decisione in seguito confermata nella seduta del 24 marzo del 1947 dall'Assemblea Costituente, che decretò l'inserimento dell'articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana, successivamente approvato anche dal Parlamento italiano, che recita così: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.