Tra Bartali e Coppi al Giro d'Italia sbuca... Ortelli

L'apertura di Tuttosport del 23 giugno 1946 è interamente dedicata alla corsa rosa in pieno di svolgimento. Nello stesso giorno, a Roma, viene ratificato il protocollo Italia-Belgio per l'invio di minatori
Tra Bartali e Coppi al Giro d'Italia sbuca... Ortelli

L'apertura di Tuttosport del 23 giugno 1946 è interamente dedicata al Giro d'Italia in corso di svolgimento: «La tappa di Chieti è di Ortelli, che sbaraglia gli avversari in un impetuoso finale», il titolo a tutta pagina. «Si era fatta strada in moltissimi, ed anche in me, la convinzione che questo giro fosse una questione tra due campioni superiori, una faccenda fra Bartali e Coppi – si legge nell'articolo a firma Carlo Bergoglio –. Se me lo chiedeste questa sera, vi direi che la questione è assai più complessa, che quei due non sono granché superiori a diversi altri, che questi altri possono aspirare la vittoria. Non solo per la qualità di “terzi che godono”, non solo perché qualcuno di essi ha già dei minuti di vantaggio che non sono da burlare, ma proprio perché essendo in forma non sono affatto dominati da Coppi e Bartali. Nel finale della tappa di Chieti si è visto per esempio Ortelli andarsene dalla stretta entrata in pista ed arrivare con distacco notevole su Bartali, il quale era seguito a tre metri da Cottur».

Ratificato il protocollo Italia-Belgio per l'invio di minatori

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, le condizioni economiche in Europa erano quantomai precarie e, in Belgio, mancava soprattutto manovalanza per le numerose miniere di carbone presenti nel Paese. In Italia, al contrario, mancavano fondi per ravvivare quel mercato, oltre che il carbone stesso. E così, per vincere "la bataille du charbon" lanciata dal primo ministro Achille van Acker, i due governi strinsero un accordo che prevedeva l'invio di 50mila unità lavorative in cambio di carbone, anche se alla fine le reali forze inviate furono circa 64mila. La manodopera, secondo un protocollo ratificato il 23 giugno 1946 a Roma e messo in discussione dopo il tristemente noto “disastro di Marcinelle”, non doveva avere più di 35 anni e riguardava invii di 2mila persone a settimana.

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