Bartali allunga le mani sul Giro d'Italia 1946

L'apertura di Tuttosport del 24 giugno 1946 è dedicata alla vittoria di Ricci al Giro d'Italia e alla grande impressione destata da "Ginaccio". Nello stesso giorno, De Gasperi scioglie il Senato dopo l'esito del referendum e il successo della Repubblica
Bartali allunga le mani sul Giro d'Italia 1946

L'apertura, su Tuttosport del 24 giugno 1946, è dedicata al Giro d'Italia: «Ricci taglia primo il traguardo di Napoli: Bartali domina tutte le salite, Ortelli conquista la maglia rosa», il titolo sotto la testata. «I sospetti che esprimevano sono risultati in gran parte fondati, perché veramente diversi uomini del Giro sono apparsi vicini di valore ai due di essi, Coppi e Bartali, più popolari – si legge nell'articolo in prima pagina –. Ma certe altre considerazioni sono state superate dalla gran corsa di un campione, Bartali, che ha tartassato tutti e dal crollo di altri corridori che, come Camellini, erano considerati tra i migliori per volontà e tenacia. Bartali ha dato battaglia resistendo solo per tutte le salite della Chieti-Napoli, imponendo un ritmo di corsa che ha provocato una selezione severa. Entrando in pista è caduto alla prima curva, sul terreno friabile e polveroso, altrimenti avrebbe probabilmente vinto anche la tappa, come sarebbe stato giusto».

De Gasperi scioglie il Senato dopo l'esito del referendum

Con decreto legislativo n. 48, il 24 giugno 1946 il presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, in funzione di capo provvisorio dello Stato, scioglie il Senato che, ancora disciplinato dallo Statuto Albertino, era un organo nominato dal Re. Dal giorno successivo cessarono quindi tutte le funzioni di questo organo che sarà poi definitivamente sciolto con la legge costituzionale del 14 novembre 1947. Una decisione che non a caso arrivò pochi giorni dopo il referendum del 2 giugno con cui gli italiani avevano scelto la Repubblica rispetto alla Monarchia. E che portò, con l’entrata in vigore della Costituzione del 1948, al voto popolare anche per l’elezione dei senatori: degli attuali 315, come eredità degli antichi criteri di composizione, è previsto che cinque vengano nominati dal Presidente della Repubblica tra persone che hanno dato lustro e onore all’Italia.

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