Il Giro d'Italia incorona Zanazzi, l'umile gregario di Bartali

La corsa rosa arriva a Firenze e a vincere non è l'atteso padrone di casa, bensì il suo compagno di squadra: il racconto della frazione su Tuttosport del 28 giugno 1946. Nello stesso giorno, l'Assemblea nomina De Nicola capo provvisorio dello Stato
Il Giro d'Italia incorona Zanazzi, l'umile gregario di Bartali

Il Giro d'Italia arriva a Firenze e a vincere non è l'atteso padrone di casa, Bartali, bensì il suo gregario Zanazzi. Il racconto della frazione, su Tuttosport del 28 giugno 1946, è affidato alla penna dell'inviato Carlo Bergoglio: «Renzo Zanazzi, questo corridore con quattro zeta, ha vinto la Perugia-Firenze nell'unico modo in cui era possibile: sorprendendo, cioè, il gruppo prima della volata finale.Un gruppo quasi unico di concorrenti, poiché la tappa era stata, come già quella di Ancona, una tappa “tutti assieme”, aveva dovuto lasciare la strada grande in vista della città per imboccare una stradicciola di accesso allo stadio. Su questo tratto il ventiduenne gregario della Legnano sorprendeva alla fila indiana con un risolutore scatto ed entrava nella pista rossa delle gare di atletica con una ventina di metri di vantaggio. Qui resisteva agli inseguitori, i quali guadagnavano poco terreno sul rettilineo opposto all'arrivo: ma poiché le curve non sopraelevate non permettevano di volare, Zanazzi avevo ancora sul traguardo una decina di metri su tutti».

L'Assemblea nomina De Nicola capo provvisorio dello Stato

Nella seduta del 28 giugno 1946 l’Assemblea Costituente è chiamata alla nomina del Capo provvisorio dello Stato: l’elezione si svolge a scrutinio segreto, a maggioranza dei tre quinti dei membri dell’Assemblea. Con 396 voti su 501 votanti viene eletto l’onorevole Enrico De Nicola, che ricoprirà la carica provvisoria fino al 31 dicembre 1947 per diventare, il giorno successivo, il primo Presidente della Repubblica Italiana. In realtà, il 25 giugno del 1947 De Nicola era stato costretto, a causa delle sue condizioni di salute, a rassegnare le dimissioni dalla carica salvo poi essere rieletto, il giorno successivo, con 405 voti su 431 votanti, a dimostrazione di quanto fosse apprezzato all’interno dell’Assemblea. Avvocato benestante, onesto, liberale, umile e austero, il suo primo giorno da presidente preferì arrivare a Roma con la sua autovettura, viaggiando senza scorta e mettendo quindi sotto sopra ogni cerimoniale. Resteranno nella storia i suoi cappotti rivoltati e anche la sua rubrichetta sulla quale diceva di segnare tutto.

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