Coronavirus, si lavora alla app: ecco come dovrebbe funzionare

Il ministro per l'innovazione Pisano sulla nuova tecnologia per controllare i contagi: "Presto una relazione finale al governo". Il garante fissa i paletti per la privacy
Coronavirus, si lavora alla app: ecco come dovrebbe funzionare© EPA

ROMA - Monitorare tecnologicamente gli spostamenti del contagio del Coronavirus in Italia grazie a una app, garantendo il diritto alla privacy. Mentre il governo si interroga sulle modalità della fase 2, il tema del contact tracing continua a tenere banco tra mondo della politica, Authority e colossi della Tlc. E' un terreno delicatissimo, con gli esperti che si dividono tra i fan del modello Corea e chi chiede di rispettare le sfera dei diritti personali. Un primo indizio sugli scenari futuri arriva ufficialmente dal ministro dell'Innovazione: “Gli esperti hanno analizzato le applicazioni pervenute producendo due relazioni tecniche - spiega Paola Pisano - conto di ricevere nelle prossime ore la relazione finale della task force che sarà mia cura inoltrare al Presidente Conte e agli altri membri del governo per le valutazioni e decisioni di competenza”.

La app contro il Coronavirus

Il sistema dovrebbe basarsi sulla tecnologia bluetooth, consentendo di identificare gli smartphone venuti a contatto con quello di un soggetto positivo. I possessori di tali smartphone riceverebbero, dunque, attraverso la app, una segnalazione, inviata in via automatica o con il coinvolgimento delle Asl, con l'invito a sottoporsi a accertamenti. Si lavora per una soluzione concreta, puntando su alcuni paletti cardine: in primis che per le app di tracing (per scovare tutte le persone venute in contatto con i contagiati dal Coronavirus) servirà la "volontarietà della partecipazione". L'idea è che il soggetto monitorato vada reso consapevole e debba collaborare attivamente. Il secondo punto è che l'intero sistema sia gestito da uno o più soggetti pubblici (i dati personali in mano ai privati sarebbero un rischio) e che i profili "siano resi sufficientemente anonimi da impedire l'identificazione dell'interessato". Su questo fronte è intervenuta anche oggi l'Autorità del Garante per la Privacy. Per il presidente Antonello Soro va bene l'appoggio ai soggetti statali, ma il trattamento di dati personali richiede, "auspicabilmente", una norma di rango primario, come un decreto legge. Inoltre, è l'avviso di cui dovrà tener conto il governo, per le app di contact tracing il consenso sarà valido solo se non "condizionato" all'accesso ad altri servizi o beni. "Il rischio che dobbiamo esorcizzare è quello dello scivolamento inconsapevole dal modello coreano a quello cinese, scambiando la rinuncia a ogni libertà per l'efficienza e la delega cieca all'algoritmo per la soluzione salvifica", è il ragionamento.

Coronavirus, cautela per l'uso dei droni

Dall'Authority, audita in Commissione Trasporti alla Camera, si chiede di optare per il sistema bluetooth per raccogliere i dati, mentre si predica cautela per l'uso dei droni, per i quali servirebbe "una precisazione normativa". Insomma, servono ancora degli accorgimenti per far partire una macchina importante anche se, come sottolinea Pisano, "questa applicazione non risolverà tutto". Il mondo della Tlc attende: Vodafone ribadisce di aver lavorato con le istituzioni locali tutelando la privacy, mentre da Tim l'ad Luigi Gubitosi conferma come l'uso dei dati aggregati possa contribuire alla lotta contro il Covid-19: "Si possono fare tante cose, potremo fare come in Corea, ma è una scelta squisitamente politica".

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