Iss: "Dosi di vitamina D nei pazienti contagiati da Coronavirus". Ecco lo studio

L'Istituto superiore di sanità sta coordinando una ricerca che mira a ridurre i contagi e i sintomi da Covid-19
Iss: "Dosi di vitamina D nei pazienti contagiati da Coronavirus". Ecco lo studio© Getty Images

"Il mantenimento dei normali livelli di vitamina D nel sangue non solo può giocare un ruolo nel ridurre i rischi di infezioni acute delle vie respiratorie, ma potrebbe essere importante per il trattamento di due sintomi tipici della malattia da Covid-19, quali l'anosmia e l'ageusia, ossia la perdita dell'olfatto e del gusto, lamentati da più pazienti" si legge così in una lettera pubblicata questo mese sull''American Journal of Physiology - Endocrinology and Metabolism' dai ricercatori di varie istituzioni italiane, coordinati da Francesco Facchiano del Dipartimento di Oncologia e Medicina molecolare dell'Istituto superiore di sanità (Iss). Il tema è quello del Coronavirus e della vitamina D e del legame che c'è tra i due. 

Coronavirus, la vitamina D riduce i rischi

"Esiste un potenziale impatto benefico dell'integrazione di vitamina D contro le infezioni acute delle vie respiratorie" conferma Facchiano. Inoltre sottolinea che "l'anosmia e l'ageusia, sintomi osservati nei pazienti affetti da Covid-19, sono state rilevate anche in soggetti con deficit di vitamina D. In letteratura è poi riportato che i pazienti affetti dalla sindrome di Kallmann, una rara forma congenita di ipogonadismo ipogonadotropico, presentano spesso diverse caratteristiche comuni ai pazienti affetti da Covid-19 come ipo o anosmia, maggiore frequenza della malattia nei soggetti di sesso maschile, nonché bassi livelli di vitamina D. Perciò queste ricerche sottolineano la necessità, attraverso approfonditi studi epidemiologici, di raccogliere dati dai pazienti per correlare l'infezione da Covid-19 e l'assetto ormonale dei pazienti stessi".

Coronavirus, test per integrare la vitamina D

"Attualmente - concludono gli studiosi nella nuova lettera - sono in corso numerosi trial clinici, ad esempio negli Usa, che mirano a testare l'integrazione di vitamina D nei pazienti con Covid-19 in combinazione con altri farmaci e a confrontare l'effetto di dosi elevate rispetto alle dosi standard. I risultati di questi studi saranno fondamentali per verificare l'utilità di un'integrazione di vitamina D per i pazienti Covid-19".

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