Coronavirus, dopo 115 giorni di ricovero e 28 tamponi torna a casa

Marco Carrara non vedeva la sua famiglia da marzo: ora la può riabbracciare
Coronavirus, dopo 115 giorni di ricovero e 28 tamponi torna a casa© Getty Images

TORINO - Marco Carrara, dopo un'odissea durata mesi, può riabbracciare la sua famiglia. Dopo essere stato ricoverato per Coronavirus per 115 giorni e dopo essere stato sottoposto a 28 tamponi, ha ricevuto il via libera ed è tornato a casa, ad Albino, in provincia di Bergamo. Secondo quanto ricostruito dall'Eco di Bergamo, era il 31 marzo quando è entrato in ospedale al Giovanni XXIII, poco dopo la morte per Covid del papà Valerio. In quell'ospedale resta un mese e mezzo, poi un mese lo trascorre alla clinica San Francesco e quando le sue condizioni peggiorano di nuovo torna al Giovanni XXIII. L'8 giugno inizia la riabilitazione alla Fondazione Piccinelli d Scanzorosciate, sempre in provincia di Bergamo. Il 24 luglio viene dimesso ma "non potevo tornare a casa - racconta lui stesso - perché i tamponi erano ancora positivi. Così mi sono messo in quarantena nell'appartamento di mio padre, con i miei ci guardavano dal terrazzo ma niente di più". Insomma nessun contatto con la moglie e i due figli. Solo ieri si sono potuti riabbracciare, alle 14, mentre le campane del paese suonavano a festa per il suo ritorno. Durante questi mesi, in risposta a una mail che gli aveva inviato, Conte "attraverso la sua segretaria mi ha fatto le condoglianze per la morte di mio padre e a me gli auguri", e poi c'è stata una telefonata del vicario generale del Papa Angelo Comastri e del vescovo di Bergamo Francesco Beschi. Adesso "vorrei andare al cimitero a trovare i miei genitori, poi per qualche giorno - conclude - rimanere a casa con i miei figli e mia moglie". 

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