Coronavirus, in Veneto parte la sperimentazione si test "fai da te"

Il prof. Rigoli ha aggiunto: "Saranno arruolati due gruppi: uno al pronto soccorso, che ha positivi più elevati, e tra i dipendenti delle Ulss"
Coronavirus, in Veneto parte la sperimentazione si test "fai da te"© Getty Images

VENEZIA - La sperimentazione per i test "fai da te" parte in Veneto. A comunicarlo è il professor Roberto Rigoli, coordinatore delle microbiologie del Veneto e della ricerca sul nuovo test fai da te in regione. "Faremo una sperimentazione coinvolgendo cinque microbiologie con 1.400 test (rpt. 1.400) 'in doppio' con molecolare. Saranno arruolati due gruppi: uno al pronto soccorso, che ha positivi più elevati, e tra i dipendenti delle Ulss. Una bella occasione per fare correlazione dei test sui dipendenti. E il test di sensibilità del metodo è elevato". Sono queste le parle di Rigoli che ha poi aggiunto: " - ha spiegato - aumentiamo la capacità di 'screenare' le persone, e più lo facciamo più mettiamo i confini alla circolazione del virus. Con questo strumento immaginatevi dove possiamo arrivare. Poi la fantasia può dilagare. Sappiamo delle difficoltà nelle attività commerciali, quindi si può ipotizzare in futuro di poterle aiutare, se il prezzo sarà basso e accessibile; potrebbe essere utile - ha concluso - a riavviare queste attività sotto controllo". 

Alle parole del professore ha fatto eco Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: "Si aprono grandi scenari con il test 'fai da te', soprattutto sulla tracciabilità. Certo, se fossimo in Giappone magari ci verrebbe naturale denunciarci se siamo positivi. Bisogna capire che quando una persona ha in mano un test 'fai da te' non ha in mano solo le sorti della sua vita, ma anche quelli della comunità". Sono queste le parole del governatore che ha poi continuato: "Se vien fuori che chi lo esegue è positivo, cosa fa? Il vero tema è quello della bio-sorveglianza. Se poi questi prodotti diventeranno di larga diffusione ognuno riuscirà a farsi il test, e anche la tracciabilità se ne andrà un po' scemando: ognuno con il test deciderà se mettersi in isolamento, se andare dal medico o altro. Tutto si basa sul senso civico. Si eviti però di fare la 'lezione' sul fatto che non ci sarà controllo; questo vale già adesso per uno che fa il tampone molecolare e poi non sta a casa". Infine, Zaia ha concluso: "In autosomministrazione non potremo controllarli a meno che non si decida a livello nazionale di far acquistare i test solo con il tracciamento, o farlo con alcune categorie specifiche, ad esempio gli anziani. Poi vedremo cosa si deciderà, ma non è necessario mettere il braccialetto elettronico a tutti".

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