Dpcm Natale 2020, regioni, scuole, bar, ristoranti: cosa cambia

Il nuovo decreto entrerà in vigore il prossimo 4 dicembre: da parte del Governo massima cautela per evitare una terza ondata di Coronavirus
Dpcm Natale 2020, regioni, scuole, bar, ristoranti: cosa cambia

TORINO - Continua il confronto sul Dpcm di Natale 2020 per contrastare l'emergenza Covid. La strada che i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza hanno indicato a governatori e sindaci in vista del 4 dicembre è di "tirare il freno, per scongiurare la terza ondata mentre si cerca di vaccinare le persone". Stando alle ultime indiscrezioni, nel periodo delle festività gli spostamenti tra Regioni saranno vietati, anche in fascia gialla. Rimarebbe la possibilità di tornare a casa, per il resto le deroghe saranno probabilmente limitate a pochi casi di necessità, come andare dai genitori anziani o da un nonno rimasto solo, sempre con autocertificazione. Le scuole superiori, invece, resteranno quasi sicuramente chiuse fino al prossimo 7 gennaio. Dovrebbe rimanere invariata anche la situazione di bar e ristoranti, che pure nel mese di dicembre non dovrebbero restare aperti dopo le 18. Tutto da valutare, invece, l'orario dei negozi: nei giorni scorsi si era parlato della possibilità di allungare fino alle 22 in modo da evitare gli assembramenti, tipici del periodo natalizio.

Resta il coprifuoco delle 22

Chi sperava in un allentamento del coprifuoco resterà deluso. Se nei giorni scorsi era trapelato il desiderio di Conte di far rientrare gli italiani a casa dopo la mezzanotte, sembra che le intenzioni siano cambiate in questi ultimi giorni. Con il nuovo Dpcm di Natale, dunque, dovrebbe rimanere il coprifuoco delle 22 anche a Natale e Capodanno. Una delle regole di cui si discute in queste ore è quella riguardante chi tornerà dall’estero: quarantena obbligatoria, probabilmente di un paio di settimane, per evitare gli spostamenti durante le festività. La possibilità è quella di aggiornare la lista dei Paesi a rischio, aggiungendo l'Austria e la Svizzera che, a differenza dell'Italia, non hanno chiuso i propri impianti sciistici.

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