Roberto Bolle esclusivo: "Amo lo sport: danzate!"

Il ballerino: "Mi immagino alle Olimpiadi: e io nuoto. L’arte è ossigeno per l’anima: non sprecate il tempo"
Roberto Bolle esclusivo: "Amo lo sport: danzate!"

Maestro, in queste ore la stanno cercando in tanti in vista del suo grande spettacolo artistico che andrà in onda domani sera su Rai 1. Grazie: ha avuto tempo anche per noi di Tuttosport.

«Sono io che ringrazio voi. Oltretutto io amo molto lo sport. Ho un legame intenso con lo sport. Io mi reputo anche un atleta, pur se sono un artista: per le tante ore di allenamento e di preparazione fisica, ogni giorno. Mi piace molto lo sport e considero gli sportivi dei miei colleghi, anche se poi la danza è altro, è arte. Io ammiro molto chi si allena tutti i giorni per superare i propri limiti. Ammiro chi lo fa nella vita in generale, in qualsiasi campo, ed è molto bello vederlo nello sport. Quest’anno la manifestazione sportiva per eccellenza, le Olimpiadi, sono state rinviate. E le Olimpiadi rappresentano uno degli appuntamenti che più mi appassionano. Perché vedere questi supereroi, cioè i migliori atleti del pianeta, che si ritrovano per gareggiare gli uni con gli altri, per dare il massimo in una situazione così ricca di adrenalina e per battere anche i record del mondo è sempre molto stimolante. Per me è interessante anche scoprire come si confrontano con i propri limiti e con la tensione di un momento così speciale».

Roberto Bolle, sulle punte in quarantena

Domani sera in tv torneremo ad ammirarla. La rivedremo nel meglio di “Danza con Me”: a partire dalle 21 e 25. Una raccolta dei momenti più emozionanti e affascinanti del suo programma, che mescola danza, cultura, teatro e divertimento di qualità. E che tutti gli anni, dal 2018, va in onda il primo giorno di gennaio con un successo crescente: oltre 5 milioni di telespettatori e più del 21% di share. Un successo diffuso in ogni strato sociale della popolazione, che testimonia una volta di più il valore della sua arte e, in generale, l’importanza della danza. Ma anche un bisogno atavico, per noi uomini: nutrire lo spirito ed entrare in comunione con gli altri, ballando.

«È vero. Il mondo ha bisogno di arte. Di bellezza. E la danza è una forma artistica che sa emozionare, parlare al cuore. Alle anime delle persone. Sa regalare emozioni autentiche. Sa elevare l’animo umano. Ogni forma artistica è importante, è ossigeno per l’umanità. E in questo momento allevia anche le sofferenze del periodo. L’arte è sempre un balsamo per lo spirito. Regala armonia. Fa bene a tutti noi. La danza, in particolare, è una forma molto primitiva di arte. Utilizzata dall’uomo come forma di espressione fisica fin dagli albori dell’umanità. Fin dalla preistoria. Per celebrare la pace. O la fine delle malattie».

Manco a dirlo.

«Manco a dirlo. Ed è un’arte strettamente correlata con lo spirito umano. Per questo ci è così vicina, ci appartiene. E ci emoziona prima di tutto a livello istintivo, più che cerebrale. E’ un qualcosa che sentiamo risuonare dentro di noi da sempre. Anche se magari non possiamo riuscire a comprenderla appieno a livello tecnico. Ma a livello emotivo ne veniamo sempre coinvolti».

Nei suoi splendidi spettacoli di Capodanno, in questi tre anni, l’abbiamo vista ballare anche con un robot. E volteggiare nell’aria appeso a quel terribile braccio meccanico. Un robot di oltre una tonnellata e mezza, prodotto dalla Comau di Torino. Serviva per verniciare le automobili. Poi è stato mandato “pensione”. Lei gli ha restituito vita. E sappiamo che i cameraman della Rai si sono fin commossi, quando l’han vista danzare con quel robot.

«Sì, è vero».

Rudy, l’avete chiamato: in onore dell’indimenticabile Rudolf Nureyev, il più grande ballerino di sempre. Sono i volteggi del destino: Nureyev pochi anni prima di morire, quando lei ne aveva 15, nel 1990, desiderava che lei danzasse in un suo spettacolo. E adesso, quel robot: col quel nome così evocativo per l’arte della danza, Rudy.

«Già. Sono contento che vi abbia colpito, che vi sia piaciuto. Vi anticipo una cosa: lo spettacolo che vedrete si aprirà proprio con quel duetto».

Sulle note di una canzone meravigliosa, “La cura” di Battiato. Un peso incommensurabile, il robot. E la leggerezza eterea, lei. Un incontro, uno scontro o una sfida?

«Un grande messaggio per tutti, direi. Questo duetto rappresenta anche uno dei momenti più significativi della mia attività di questi anni. Un momento molto toccante, emotivamente. Molto rappresentativo dell’epoca in cui viviamo. Smuove l’anima, crea emozioni profonde. Parla dell’attualità che viviamo quotidianamente. L’uomo stava diventando sempre più una macchina in questa società che ti costringe a ritmi frenetici, senza quasi neanche più tempo per pensare. Non riuscivamo più a sottrarci da tutto ciò. E, a volte, si perdeva anche l’umanità che è in noi. Nel mio duetto l’uomo entra in relazione con il robot proprio per ritrovare se stesso. Questo dramma del coronavirus... una tragedia mondiale, e prima di tutto il mio cuore va a chi non ce l’ha fatta e a chi è malato, a tutti coloro che soffrono per le conseguenze della pandemia... ebbene, questo dramma ci ha obbligato a fermarci A riscoprire una dimensione della vita un po’ diversa. Imponendoci ritmi completamente differenti rispetto a quelli cui eravamo abituati. Pur nella tragedia, tutto ciò costituisce comunque un’opportunità unica per la nostra esistenza. Per tutti. Per riflettere sui nostri errori. E migliorare. Diventare più sensibili, attenti. Consapevoli».

“Supererò le correnti gravitazionali”: mentre lei danza, si ode anche questo verso della canzone di Battiato. E nei suoi meravigliosi volteggi nell’aria lei effettivamente sembra sconfiggere la forza di gravità.

«In effetti con il nostro allenamento quotidiano cerchiamo di vincere la forza di gravità per dare al pubblico l’impressione di volare. Di essere quasi immuni da queste leggi, cui invece siamo costretti tutti a sottostare. Almeno per qualche istante noi ballerini vinciamo la forza di gravità, è vero. E’ una sfida impari. E’ il bello anche degli atleti: andare oltre le leggi imposte dalla natura. Superare i limiti. Diventare, anche solo per un momento, un supereroe. Ecco l’eco tra un ballerino e un atleta. Una comunanza».

Sempre da “La cura” di Battiato: “Guarirai da tutte le malattie perché sei un essere speciale”. Ma l’uomo sa essere speciale, in perenne oscillazione com’è tra l’alfa e l’omega del bene e del male?

«L’uomo è speciale quando sa rispettare tutte le forme viventi: o almeno tende a questo obiettivo. Ma l’uomo, dentro di sé, ha pure una grande capacità distruttiva: accade quando fa prevalere il proprio egoismo già soltanto per arricchirsi, senza considerare il bene comune. La realtà che ci circonda. Non a caso siamo arrivati al momento in cui la natura ci ha imposto di fermarci, di riflettere su cosa stia accadendo all’umanità. E al pianeta. Questa sosta forzata a livello mondiale disegnerà inevitabilmente una linea: un prima e un dopo. E, dopo, il mondo sarà di sicuro cambiato. Non sarà più quello di prima. Vedremo se sarà anche un mondo migliore. Se avremo imparato la lezione, una buona volta».

E’ più fiducioso o più scettico?

«Sono un po’ scettico, se penso al comportamento tenuto finora dall’umanità. Non ho grande fiducia che questo cambiamento in meglio possa realizzarsi nella maggior parte delle persone e dei governanti su scala mondiale. Ma in molte persone ci sarà di sicuro una nuova presa di coscienza. Così da recuperare i valori più belli dell’umanità. Speriamo che chi diventerà migliore saprà anche diffondere il cambiamento in tanti altri. Tornando al mio duetto col robot, comunque, il messaggio che intendevo lanciare era proprio questo: un incontro, per acquisire una consapevolezza nuova. Per tornare a essere meno macchine e più uomini. Non girare le spalle. Ma andare avanti. Diversi, però. Più consapevoli, per l’appunto».

Lei nel 2004 danzò al cospetto di Giovanni Paolo II sul sagrato di piazza San Pietro. E nelle scorse settimane abbiamo tutti visto Papa Francesco in quella stessa piazza. Ma incredibilmente e spaventosamente deserta, adesso.

«Sì, e sono state immagini molto forti. Entrate nella coscienza di tutti noi. Immagini potenti, di grande impatto. Immagini... come dire... essenziali. E anche queste hanno mostrato una realtà profondamente cambiata. Un misticismo incredibilmente diverso. Una figura così rappresentativa: il Papa. Tutto solo nella piazza che rappresenta il cuore della cristianità. Un’immagine che ha fatto subito il giro del mondo, con tutto ciò che significa: la solitudine dell’uomo davanti a questo male che nessuno sa ancora come sconfiggere».

Il video di Bolle per Tuttosport

Lei non è “soltanto”, e ovviamente diciamo “soltanto” tra virgolette, il primo ballerino al mondo a essere contemporaneamente étoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York: “l’étoile dei due mondi”. Lei è anche “ambasciatore di buona volontà” per l’Unicef: impegnato attivamente da tanto tempo. E collabora da anni anche con il Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano. Ha ricevuto la medaglia d’onore dell’Unesco, è Cavaliere al Merito della Repubblica. La solidarietà, l’uguaglianza, la fratellanza, la beneficenza, la difesa dell’ambiente: tutti passaggi indispensabili?

«Assolutamente sì. Sono valori indispensabili, certo. Questo momento così drammatico deve farci scoprire il desiderio e la necessità di prenderci cura di noi e della Terra, dell’umanità e dell’ecosistema in cui viviamo. Abbiamo maltrattato il mondo: ecco cosa dobbiamo resettare, per poter ripartire. Altrimenti non ci sarà un futuro lungo per l’umanità. Che già da anni è ripetutamente scossa da tragedie ambientali di ogni tipo. Sono tutti allarmi che vanno ascoltati. Dovremmo aprire gli occhi una volta per sempre. A tanti accadrà, dopo questa tragedia. Ma a molti, a moltissimi, purtroppo no. La maggior parte delle persone, temo».

Lei ha spesso confessato di vivere in primo luogo di emozioni, parlando della sua arte. Le emozioni, per lei, rappresentano i confini della sua libertà? Però confini in perenne espansione: come l’universo.

«Sì, le emozioni sono vita. Ed effettivamente coincidono con un concetto di libertà sempre nuova. Tutte le volte che sono su un palco, o anche solo che mi alleno in sala ballo, riscopro le emozioni in un modo nuovo, arrivo a livelli sempre diversi emotivamente. La mia arte cresce con la mia persona. Così come cambio io, esperienza dopo esperienza, cambia lei. E non si finisce mai di imparare e di emozionare il pubblico, riscoprendo lati più profondi della propria anima. E donando emozioni sempre diverse anche allo spettatore».

Sappiamo che lei, quando può, adora rifugiarsi nella chiesa di San Michele in Insula, la chiesa più antica di Trino: dell’anno Mille, in aperta campagna, un tempo circondata da due rami del Po. Trino, in provincia di Vercelli: dov’è cresciuto.

«E’ il mio luogo del cuore. Ci andavo molto spesso da bambino fino a quando avevo 12 anni, quando poi entrai nella scuola di ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala e mi trasferii a Milano, dove vivo. Adesso ci torno ciclicamente per rivivere tutto un certo periodo della mia vita volato via: momenti che non ci sono più. E’ la nostalgia di un passato lontano, però con una consapevolezza diversa: calata nel presente e nel futuro. Significa molto per me. Quando torno a Trino, ovviamente per rivedere prima di tutto mia mamma, la mia famiglia, se mi rimane un po’ di tempo cerco di fare un salto anche nella chiesa di San Michele, è vero».

Lei solitamente si allenava tutti i giorni per 7, 8 ore: impossibile, adesso. E immaginiamo che le mancherà molto anche il palcoscenico. L’adrenalina dello spettacolo. E il contatto con lo spettatore.

«Sì, assolutamente. Mi manca tutto: l’allenamento, il mondo del teatro in generale. Anche per me, come per un atleta professionista, è molto difficile allenarmi nel salotto di casa. Le possibilità di lavoro sono assai ridotte, è evidente. Già solo non avere un pavimento ammortizzato limita tantissimo. Cerco comunque di svolgere una lezione quotidiana, come posso. Da solo, a casa. Qualche anno fa ho creato una piattaforma su internet aperta a tutti: ondance.it. In connessione con una settimana di eventi e spettacoli gratuiti, che hanno sempre attirato a Milano migliaia di persone. Quest’anno, ovviamente, non potremo organizzarla come sempre. Ma qualcosa di speciale faremo lo stesso, spostando le attività sul web e in tv, con lezioni anche su Instagram e Youtube. Per continuare a diffondere la passione per la danza. Su questa piattaforma scelgo anche i maestri con cui fare lezione in questi giorni. Serve a me, ma può essere di ispirazione per chiunque. Sono lezioni libere, non solo per i professionisti. Penso a chiunque ami il ballo: perché si possono trovare anche generi diversi di musica, di danza. Quanto a me: in questo momento non avrebbe neanche senso allenarmi per 8 ore al giorno, come facevo. Più che altro lavoro quotidianamente per mantenere il tono muscolare, l’elasticità. Non per prepararmi a performance di alto livello. Che tanto sarebbero impossibili, con i teatri chiusi».

Se le citiamo Susanna Egri? Una grande ballerina e coreografa, una madrina della danza in Italia. Anche sulla Rai: fin dalla prima trasmissione ufficiale della nostra tv di Stato, nel 1954. Ha 94 anni. Lo saprà, è anche la figlia di Ernst Egri Erbstein, il direttore tecnico del Grande Torino scomparso a Superga.

«E’ una persona splendida. Ho ben presente nel cuore la sua incredibile vitalità, il suo attivismo. La sua fantastica lucidità, la sua enorme forza di volontà, la sua cultura speciale, lo spirito di iniziativa eccezionale che l’ha sempre contraddistinta. Anche in questi anni. Rappresenta un bellissimo esempio. Susanna è un punto di riferimento, ha condotto un lavoro straordinario per la danza italiana. Lo dice la storia».

Abbiamo di nuovo sfiorato lo sport, ricordando il babbo della signora Egri. Tra l’altro, maestro, ricordiamo la sua esibizione per la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, trasmessa in mondovisione.

«Da bambino a Trino andavo a lezione di nuoto. Già allora adoravo nuotare. Fin da subito. Ma a scuola amavo pure giocare a volley. E presi anche un po’ di lezioni di tennis, però sempre a livello amatoriale. Ecco, gli sport che più mi piacevano erano questi. Ma soprattutto il nuoto. Credo che sarei potuto diventare un nuotatore, se non avessi fatto il ballerino. Possiedo un fisico portato naturalmente per lo sport. E ho la mentalità dello sportivo. Amo seguire le gare di nuoto. E i tuffi. E il nuoto sincronizzato, ovviamente: che richiama così tanto la danza. Il mare mi rilassa. L’acqua è un mio elemento naturale».

Nell’acqua, la forza di gravità sembra quasi scomparire.

«Ecco, già. Tutto torna, ne parlavamo prima».

La disciplina da seguire tutti i giorni in allenamento e nello stile di vita, ma anche i limiti da superare: pare una contraddizione, sulla carta.

«E’ per questo che considero gli sportivi dei miei colleghi. La disciplina è la base della quotidianità per un ballerino, così come per un atleta. Serve proprio per metterti nelle condizioni necessarie per andare oltre i limiti. L’eccellenza. Che significa anche una grande forza di volontà. Una lotta, una sfida quotidiana prima di tutto con te stesso. Compiendo duri sacrifici. Affrontando numerose privazioni. Per spingere il corpo e la mente a trovare tutti i giorni nuove motivazioni. Ed è molto, molto impegnativo negli anni. Ma ti dona anche quella libertà unica, impareggiabile: emozionarsi, ed emozionare gli altri. In un teatro, in uno stadio o in una piscina».

Non tifa per una squadra o un atleta in particolare, lei.

«No, però amo tantissimo le Olimpiadi, ve l’ho detto. Ma non c’è bisogno di essere un superatleta o un superartista per coltivare il talento e imparare la disciplina, il rigore, il rispetto delle regole. Per accudire la volontà di spingersi oltre i limiti. Vale per tutti. Nella vita in generale, a scuola, dappertutto: in ogni attività. Lo sport insegna a battere i propri limiti, ciascuno come può. E quindi lo sport insegna anche ad acquisire la mentalità giusta per superare le difficoltà che la vita riserva. Lo ripeto ancora una volta, pensando a chi sta a casa e per fortuna non è malato: non sprecate il tempo di queste settimane perché, pur nella costrizione, è un tempo prezioso che non tornerà mai più. E’ un tempo che ci costringe ad affrontare situazioni molto difficile anche dolorose. Ma è anche un tempo che ci dà, per l’appunto, il tempo necessario per riflettere, meditare, leggere libri, sentire una bella musica, scoprire cose nuove, studiare, immergersi nell’arte. E qualsiasi forma di arte è benedetta, perché è ossigeno spirituale. Non fatevi travolgere da cose futili, che lasciano il tempo che trovano. O che addirittura impoveriscono la mente. In particolare ai più giovani, cioè alle generazioni di domani, io dico: traete beneficio anche da questo dramma, allenate la vostra sensibilità, cercate di migliorare nella mente e nel cuore. Non tutti lo faranno, d’accordo: ma ciascuno pensi a migliorare se stesso. O almeno una parte di se stesso e della propria esistenza. Non si ritroverà solo, dopo».

Grazie, maestro.

«Grazie a voi di Tuttosport. E vi aspetto tutti domani sera davanti alla tv. Per danzare con me».

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