Basket: sì, Banchero giocherà nell'Italia

La rivelazione di Paolo nel podcast del compagno RJ Hampton: "La mia famiglia e papà sono legati. Gli Usa non mi chiamarono e ora sono azzurro, non so quando andrò"
Basket: sì, Banchero giocherà nell'Italia

La cattiva notizia, si fa per dire, è che Paolo Banchero ha interrotto la sua serie iniziale di partite da debuttante con 20 o più punti. Nella sconfitta, perché i Magic perdono, finora ne hanno vinta solo una, la prima scelta assoluta del Draft Nba 2022 ha segnato 18 punti in 32 minuti, con 6-20 al tiro, di cui 1-6 dall’arco, 3 rimbalzi, 4 assist. Interrotto il record che nessuno aveva registrato dal Duemila a ieri; si è fermato a 6 partite con ventelli assortiti. Meglio di lui sono riusciti in pochi, a parte l’inarrivabile e compianto Wilt Chamberlain, si ricordano Oscar Robertson, Elvin Hayes, Dominique Wilkins e Grant Hill. Parziale soddisfazione: la difesa di Dallas era già particolarmente concentrata su di lui. Aveva studiato e vivisezionato le qualità del ragazzo che compirà 20 anni il prossimo 12 novembre. La buona notizia in chiave azzurra, è la dichiarazione d’amore per l’Italia e la Nazionale da parte del giovane asso che sta conquistando le prime pagine dei giornali e del web non solo tra gli appassionati Nba. Dichiarazione arrivata nel podcast condotto dal suo compagno di squadra RJ Hampton. «La mia famiglia è italiana dalla parte di mio padre. Il mio bisnonno è nato in Italia e poi si è trasferito a Seattle e messo radici negli USA: per questo sia mio nonno che mio padre sono nati e cresciuti negli Stati Uniti, ma sono italiani e hanno forte il senso delle loro origini. Crescendo mi sono chiesto spesso perché il mio nome fosse Paolo, così diverso da quello degli altri ragazzi attorno a me. Me lo ha spiegato poi papà, che si chiama Mario, i miei zii Angelo e Armando e mio fratello Giulio: per questo ho capito quanto fossero importanti per lui le nostre origini, anche se non ha mai vissuto in Italia. E nemmeno io ci sono mai stato».

Giovanili Usa e il viaggio di Petrucci

La buona notizia, che in parte ha silenziato i timori annunciati pochi giorni fa dal presidente Fip Giovanni Petrucci, secondo cui, «Banchero mira al Dream team, ma noi non siamo terzo mondo, glielo dirò quando andremo». Ma nello stesso podcast Hampton lo ha provocato, parlando delle giovanili statunitensi Banchero che l‘avevano scartato  (per l’Under 17 da quindicenne però). E Paolo ha svelato: «Quando avevo 16 anni, gli italiani hanno contattato mio padre per indagare sulle sue origini e capire se avesse passaporto italiano. Alla sua risposta affermativa, è iniziato il percorso di selezione: sono andato più volte a San Francisco all’ambasciata italiana, ho avuto incontri e mi hanno concesso il passaporto. Io voglio giocare con loro, ma non sono sicuro quando succederà, quando potrò. Non sono ancora stato in talia, ma la quantità d’amore che sto ricevendo è pazzesca. Incredibile. Non vedo l’ora di andare». E quando Hampton ha provocato di nuovo: «Non hai mai giocato per Team Usa ma ne farai presto parte», Banchero ha risposto secco: «No, ora sono della nazionale italiana». Il viaggio di Petrucci con il direttore delle nazionali Salvatore Trainotti e il ct Gianmarco Pozzecco dal 5 dicembre prossimo è comuque necessario. Bisogna convincere gli Orlando Margic. E l’Italia ha preparato un progetto commerciale, come già la Grecia per Antetokounmpo con MIlwaukee, per dire. Intanto Rick Fois, assistente azzurro e scout in Usa (dov’è assistente ad Arizona) cerca altri paisà. Il futuro è azzurro.

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