Abramo Canka, la Samp, Genova e il sogno americano: con Ucla

L'azzurro sarà tra i protagonisti delle finali universitarie americane
Abramo Canka, la Samp, Genova e il sogno americano: con Ucla

TORINO - Abramo Canka, 20 anni, e un futuro davanti a sé. Italiano giramondo con spiccato accento genovese, cresciuto nei caruggi, gioca a Ucla Bruins e sarà tra i protagonisti della "Follia di marzo" ovvero le finali della pallacanestro universitaria stelle e strisce (March Madness, tabellone tennistico, Final Four dal 1° al 4 aprile a Houston). Ala-guardia di 1,98 si ispira a Kobe Bryant, da sempre sui idolo. Mamma albanese, papà senegalese, tra i vicoli di Genova ha scoperto il basket e da lì ha spiccato il volo, passando per Roma, Roseto, Russia, Lituania e ora Usa. Raccontava in una intervista a Sky: «Ho sempre vissuto nei vicoli o comunque nel centro storico di Genova, grazie all’aiuto di tante famiglie e grazie alla comunità Papa Giovanni che hanno aiutato tantissimo mia mamma durante tutta la mia infanzia. Ho iniziato grazie a Maurizio Scicchitano, che allo stand del basket durante la festa dello sport a Genova ha fermato mia mamma dicendo che non aveva mai visto un ragazzino così. Mia mamma gli promise che mi avrebbe portato a giocare a basket il settembre successivo, e così è stato. Dopo il trofeo delle regioni che ho giocato con la Liguria a Bologna, è arrivata la chiamata alla Stella Azzurra da parte di Giacomo Rossi».

A Roma ecco Abramo con Spagnolo

Il racconto continua: «Fu una scelta facile, avevo 14 anni. Con me c'erano Matteo Spagnolo, Paul Eboua e Yannick Nzosa. Siamo cresciuti insieme: dormivamo, mangiavamo, andavamo a scuola, ci allenavamo, facevamo atletica. È stato veramente speciale vedere tutti noi fare percorsi diversi con squadre diverse e paesi diversi, e comunque vedere tutti crescere in modo sano e felice. Dopo quattro anni di Stella Azzurra ho scelto insieme alla mia famiglia di fare un corso di differente rispetto a quello che fanno tanti ragazzi italiani. Penso sia stata la scelta migliore per me livello tecnico-tattico perché in Lituania ho imparato tantissimo, essendo un paese conosciuto a livello mondiale per la pallacanestro. A Ucla sono arrivato al momento giusto perché comunque, avendo 20 anni e avendo giocato già in tanti paesi differenti con tanti allenatori differenti, penso di portare qualcosa alla squadra. Finora sta andando molto bene: la prima regola che ho notato che è molto diversa rispetto all'Europa è quella dei 30 secondi. In Europa giochiamo a 24 secondi mentre qui ci sono sei secondi in più, quindi gli attacchi sono un pochino più lunghi rispetto all’Europa dove il gioco è magari più veloce. Però anche qua vanno anche molto su e giù, c’è tanto contropiede e tanta fisicità, gli arbitri lasciano correre molti contatti».

Da Kobe Bryant alla Sampdoria

Il tecnico Cronin lo alleva con affetto. Abramo va, con i piedi per terra: «Il mio idolo crescendo era Kobe Bryant per la sua mentalità, ma ovviamente ho sempre seguito tantissimo la comunità italiana con Danilo Gallinari in Nba e tutti i ragazzi che giocano in Europa e in Eurolega, da Daniel Hackett a Marco Belinelli fino a Nico Minion, Giampaolo Ricci e i ragazzi dell'Olimpia, Milano. Seguo molto l’Eurolega, insomma guardo tanto basket». Ma alla fine tutto torna lì, a Genova. «Il mio idolo è mia mamma perché ha fatto dei sacrifici. Ha preso un barcone per inseguire i suoi sogni, poi sono subito nato io, mi ha cresciuto da sola con l'aiuto di case famiglia, gente dei vicoli e del centro e tantissimi amici. Per me è stata una figura davvero importante. Senza di lei non so cosa avrei fatto». Il calcio? «Giocavo, da piccolo. Ho la Sampdoria nel cuore». Quindi, quest'anno è sofferenza...

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...